"La patente a crediti? Sistema non risolutivo"

Il presidente della Cna edili e costruttori di Pisa critica la patente a crediti come misura inefficace contro gli infortuni sul lavoro nel settore edile, suggerendo invece controlli più rigorosi e formazione adeguata per i lavoratori. Le nuove regole burocratiche gravano sulle imprese, mentre si chiede maggiore considerazione per le piccole realtà del settore.

"La patente a crediti? Sistema non risolutivo"

Luca Benedettini, presidente Cna edili

"La patente a crediti non è efficace contro gli infortuni sul lavoro". E’ netta la posizione di Luca Benedettini, presidente Cna edili e costruttori Pisa sulle nuove regole previste dal decreto Pnrr bis per contrastare il lavoro nero e rafforzare la sicurezza sul lavoro. Si tratta di un sistema di qualificazione obbligatorio, a partire dal 1° ottobre, per imprese e lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili, ma che, osserva Benedettini, "non è risolutivo".

Perché?

"La nostra non è una posizione politica: l’insoddisfazione non è sul provvedimento in sé che rientra in un percorso di qualificazione del settore edile. Le patenti a crediti non sono, però, lo strumento più idoneo contro gli infortuni sul lavoro perché sarebbe necessario, piuttosto, porre dei paletti a chi dall’oggi al domani decide di aprire una partita Iva e operare nel campo dell’edilizia".

In che modo?

"Da tempo, noi come Cna, insistiamo sul fatto che servirebbe un filtro, per esempio un esame teorico-pratico oppure una commissione che consenta solo a chi ha una formazione adeguata di aprire una ditta. Anche perché l’edilizia è uno dei settori più pericolosi e usuranti. Purtroppo noi politicamente non abbiamo la forza di finanziare provvedimenti che mandino in pensione 5-6 anni prima chi è nel mestiere da quando aveva 13-14 anni".

Cosa implica per le imprese la nuova normativa?

"Si scarica ancora una volta sulla piccola impresa una caterva di fogli e incombenze che l’artigiano delega al commercialista, con conseguenti spese. Si tratta di un carico burocratico che di certo non istruisce alla salute dell’operaio che va in cantiere. Il problema degli infortuni sul lavoro in questo campo può essere risolto solo con maggiori controlli, una maggiore consapevolezza e una lingua comune".

Cosa intende?

"Ormai, nell’edilizia notiamo una presenza estesa di lavoratori extracomunitari che spesso non conoscono l’italiano e che andrebbero formati prima di entrare in un campo difficile come il nostro. Chiunque si avvicini a questo mondo dovrebbe avere una formazione adeguata, non tanto sul piano tecnico quanto sul piano della conoscenza di norme che se non vengono rispettate provocano infortuni più o meno gravi, fino a causare anche la morte".

Cosa chiedete quindi?

"Di essere ascoltati. Le piccole imprese e i lavoratori autonomi rappresentano circa il 92% delle partite Iva che lavorano nel campo delle costruzioni in Italia. Non è un peso di poco conto sul prodotto lordo nazionale, per cui quello che chiediamo è una maggiore considerazione da parte del governo".

S.T.