REDAZIONE PISA

La rabbia dei cacciatori: "Quel tesoretto va speso"

Parole durissime delle associazioni ’Libera Caccia’ e ’Enalcaccia’ "La Provincia è incapace di investire nei serbatoi locali di selvaggina".

La rabbia dei cacciatori: "Quel tesoretto va speso"

Con una lettera indirizzata ai propri associati, centinaia di cacciatori in tutta la provincia di Pisa, l’associazione nazionale Libera caccia ed Enalcaccia attaccano l’amministrazione provinciale accusandola di "assoluta incapacità di pianificazione e programmazione tecnica del territorio" per denunciare la carenza di selvaggina nobile stanziale in provincia di Pisa". "Fino a una ventina d’anni fa - osservano le due associazioni - le Zone di riserva di caccia (Zrc) della provincia di Pisa erano dei serbatoi di selvaggina naturale che veniva distribuita sul territorio tramite le catture eo l’irradiamento naturale. Poi con il passaggio di queste strutture agli Atc c’è stato il lento declino che ha compromesso la caccia alla piccola selvaggina stanziale, cioè una delle forme di caccia più tradizionali e appassionanti. Ci viene detto che la colpa è dell’ambiente, dei troppi ‘opportunisti’ e delle sempre più scarse risorse economiche che gli Atc possono investire in questi istituti faunistici. Eppure...". Eppure Libera caccia ed Enalcaccia hanno fatto i conti e hanno messo nero su bianco il risultato ai propri associati: "Dalla lettura dei bilanci pubblicati sui siti degli Atc Pisani veniamo a sapere che l’Atc 14 Pisa occidentale al 31122022 aveva in cassa un avanzo di bilancio di quasi 1,5 milioni di euro, e alla stessa data l’Atc 15 Pisa orientale di oltre 700mila euro. Nelle amministrazioni pubbliche, l’incapacità di spesa delle risorse è da sempre considerata un segno di cattiva amministrazione". Secondo le due associazioni, "gli Atc pisani non hanno saputo spendere (e quindi investire) i soldi incassati con le quote pagate dai cacciatori: si è preferito spendere in mediocre selvaggina di allevamento, spesso immessa senza ambientamento o utilizzando strutture in gran parte inadeguate: quanti miglioramenti ambientali, incentivi al volontariato, punti di alimentazione e abbeverata, vigilanza si sarebbero potuti realizzare invece di far scoraggiare i loro gestori sempre più soli e in difficoltà?". La conclusione delle associazioni venatorie è amara: "Forse oggi, scoperto che c’è un tesoretto da investire, si cercherà di realizzare qualche progetto improvvisato, ma è difficile non essere scettici quando constatiamo che chi è, almeno in parte, responsabile di questa situazione, si trova ancora al posto di comando".

Gab. Mas.