di Ilenia Pistolesi
Lo scavo dell’anfiteatro romano, che si è appena concluso, come esempio di ‘archeologia globale’, un esperimento in cui in cui entrano in gioco "saperi umanistici e discipline scientifiche – scrivono il Cnr e Ispc (istituto di scienze del patrimonio culturale, hub del Cnr) - con una sapiente miscela di moderne metodologie d’indagine e strumenti tecnologici non invasivi all’avanguardia per precisione, in grado di portare alla luce un monumento che potrebbe riscrivere la storia della Volterra romana, a lungo posta in secondo piano rispetto a quella etrusca".
Uno scavo che ha visto operativo il team del Cnr e di Ispc, per l’acquisizione, rappresentazione grafica e modellazione tridimensionale di dati archeologici e topografici per documentare, ricostruire graficamente e visualizzare tridimensionalmente con strumenti digitali ‘l’anfiteatro che non c’era’. Cnr-Ispc di Firenze ha dato il proprio contributo realizzando la documentazione digitale delle strutture murarie e delle unità stratigrafiche individuate nel corso dello scavo. A caratterizzare la campagna di rilievo, guidata da Giorgio Franco Pocobelli, archeologo e ricercatore Cnr-Ispc della sede fiorentina, sono state le tecniche di restituzione fotogrammetrica e l’uso di software per la modellazione 3D. Le indagini rappresentano un tassello per riallacciare i fili della storia celata per secoli dell’anfiteatro, abbandonato probabilmente per cedimenti geologici o per un evento sismico. Mentre dai rilievi effettuati da Cnr-Ispc emerge che l’arena, scoperta nelle scorse settimane, presenta tracce di solchi di aratro, segno di un uso agricolo dell’area in epoca medievale.
"Nell’ultima campagna di scavo appena conclusa, le ricerche si sono concentrate nel settore settentrionale, nella parte prossima al monumentale ingresso scoperto durante la precedente campagna archeologica – scrive Cnr-Ispc - Qui, sotto i crolli delle murature e i livelli sabbiosi di dilavamento naturale che hanno sepolto e cancellato dalla memoria l’anfiteatro, è stata documentata la presenza di piani di calpestio e strati carboniosi ascrivibili ad un momento immediatamente successivo all’abbandono dell’edificio, testimonianza del suo riutilizzo prima della distruzione definitiva. L’individuazione di interventi di consolidamento e ristrutturazione precedenti l’abbandono, sembra confermare l’ipotesi che l’anfiteatro possa aver subìto danni strutturali per cause da accertare, come difetti di costruzione, cedimento del substrato geologico o eventi sismici. Di particolare interesse la scoperta, nello spazio dell’arena, dei solchi lasciati da un aratro per lo sfruttamento agricolo dell’area in età alto medievale".