Pisa, 1 dicembre 2020 - Terapia intensiva aperta ai familiari dei pazienti, è la scelta di Paolo Malacarne, primario del reparto di Rianimazione dell'Ospedale Cisanello di Pisa, dove da una ventina di giorni, con prudenza e a turni, i parenti fanno visita ai pazienti Covid. Il motivo di questa decisione lo spiega il primario in un post su Facebook: "Per umanizzare le cure".
"Nei giorni scorsi - racconta l'anestesista - , entrando e uscendo dal lavoro, ho visto più volte appeso alla cancellata dell'Ospedale di Cisanello uno striscione che diceva più o meno così: 'Ridiamo il sorriso alle bimbe e ai bimbi pazienti oncologici': in sostanza, a causa delle restrizioni all'accesso in Ospedale imposte dal Covid, l"Associazione Ridolina ha dovuto interrompere la presenza ormai ventennale dei clown-dottori nel reparto di Oncoematologia Pediatrica di Pisa, dopo aver fatto negli ultimi 3 mesi la sua attività sotto un tendone montato all'aperto nel giardino sottostante la Pediatria a S.Chiara".
"Da molti anni - prosegue - nella Rianimazione dove lavoro, i familiari dei malati ricoverati possono entrare dalle 12,30 alle 23,30 ininterrottamente, sedendosi accanto al letto del malato, sia esso in coma o sveglio: è la cosiddetta "Terapia Intensiva aperta", che in tutti questi anni non ha generato una sola infezione in più, ma ha invece generato una umanizzazione delle cure tale per cui, paradossalmente, quando trasferiamo i nostri malati nei reparti di degenza ordinaria dove 'il passo' è molto pù' restrittivo, i familiari e i malati stessi vivono una separazione non spiegabile".
"Non sono io che momentaneamente vivo dove lavorate voi, ma siete voi che lavorate dove momentaneamente vivo io' dice il malato a noi sanitari - spiega Malacarne -. E quando un malato purtroppo si avvia al decesso, la presenza dei familiari in Rianimazione è garantita 24h/24, unico modo per dare ai familiari la possibilità della vicinanza fisica al malato".
"Con il Covid tutto è saltato - continua il primario di Cisanello - il malato covid è solo, e nessun familiare può accedere; se il malato muore, muore solo e nessun familiare lo può vegliare. Non solo: restrizioni all'accesso dei familiari anche per i malati ricoverati non-covid". Malacarne cita poi Antonio Panti, medico di famiglia fiorentino oggi in pensione, "da anni "profeta" della umanizzazione delle cure", e spiega che "nella Rianimazione-non covid dove lavoro, i familiari non hanno mai smesso di entrare in tutti questi mesi: certo, abbiamo messo alcune restrizioni per evitare assembramenti e via-vai nella sala di attesa e in Rianimazione (un solo familiare per malato, con possibilità di darsi il cambio ma non prima di 4 ore), ma abbiamo considerato, assumendocene la responsabilità, i nostri malati (e i loro familiari) come fragili e vulnerabili, dizione che consente la deroga al divieto di accesso dei familiari in Ospedale".
Ora, spiega il primario, "nella Terapia Intensiva Covid di 8 posti letto che abbiamo in gestione dal 26 Ottobre a Cisanello, sopra la Rianimazione, perché non dare la possibilità, con prudenza e buon senso, a un familiare, per 20-30 minuti al giorno, alternando in relazione alla logistica del reparto l'ingresso a 2-3 familiari al giorno, in modo che ciascun malato possa ricevere una visita ogni 2-3 giorni ?".
E conclude: "Non sarà certo un problema di dispositivi di protezione, visto che oggi per fortuna ne abbiamo; e non sarà neppure un problema di rischio di contagio: come ci "bardiamo" noi sanitari, come si "bardano" le nostre compagne di strada dell'impresa di pulizie, allo stesso modo possiamo farlo fare ai familiari, sotto la nostra attenta supervisione".
"Quindi l'abbiamo fatto, e da una ventina di giorni nella nostra T.I. Covid entrano i familiari, con prudenza e buon senso, ma anche con rispetto e sensibilità umana".