STEFANIA TAVELLA
Cronaca

La Vestale al teatro di Pisa

Stagione lirica: per la prima volta a Pisa l’opera di Spontini. Il parallelismo con la vita di Maria Callas

La Vestale è conosciuta al grande pubblico grazie alla memorabile interpretazione scaligera di Maria Callas e Franco Corelli, nel 1954, con la regia di Luchino Visconti,

La Vestale è conosciuta al grande pubblico grazie alla memorabile interpretazione scaligera di Maria Callas e Franco Corelli, nel 1954, con la regia di Luchino Visconti,

Per la prima volta nella sua storia il Teatro di Pisa porta in scena La Vestale di Gaspare Spontini. Opera di rara esecuzione, dopo il revival conosciuto grazie alla memorabile interpretazione scaligera di Maria Callas e Franco Corelli, nel 1954, con la regia di Luchino Visconti, La Vestale è considerata una delle opere più significative di Spontini per la possente ispirazione drammatica, la finezza della parte strumentale, la stretta aderenza tra valori musicali, psicologia dei personaggi e azione scenica.

Esito di una coproduzione del Teatro di Pisa con quelli di Jesi, Ravenna e Piacenza per celebrare i 250 anni della nascita di Gaspare Spontini, questo titolo, il quarto della stagione operistica del Verdi, sarà in scena venerdì 14 febbraio (ore 20.30) e domenica 16 (ore 15.30). La Guida all’Opera, il tradizionale momento offerto al pubblico per conoscere e approfondire l’opera in programma, si terrà nel Ridotto giovedì 13 alle 18 e sarà condotta dal Maestro Marco Tutino, direttore artistico della Fondazione Teatro di Pisa.

La direzione musicale è affidata ad Alessandro Benigni, regia, scene e costumi portano la firma di Gianluca Falaschi, le coreografie di Luca Silvestrini; light designer è Emanuele Agliati. Esegue l’Orchestra La Corelli, il Coro è del Teatro Municipale di Piacenza.

Nella lettura di Falaschi, la figura della Vestale richiama un momento chiave della storia dello spettacolo italiano: l’incontro tra il regista Luchino Visconti e Maria Callas, nel 1954, sul palcoscenico della Scala. "In questa messa in scena - spiega il regista, costumista e scenografo - il parallelismo tra Giulia, protagonista de La Vestale, e la Callas, è inevitabile. Donne sotto pressione costante, schiacciate dalle aspettative della società e dal peso della propria leggenda personale. La vita della Callas riflette perfettamente il destino di Giulia, costretta a rinunciare ai propri desideri per preservare la purezza del proprio ruolo sacro. Come Maria Callas, Giulia è una figura osservata, giudicata e spinta verso una perfezione insostenibile, un peso che, alla fine, si rivela schiacciante".

"Tutte le figure intorno a Giulia - prosegue - sono fondamentali per chiarire la sua posizione, tenendo conto che in questa messa in scena sono tutte proiezioni della mente di un’artista nell’atto di spogliarsi delle sacre vesti di Divina per abbracciare, o almeno tentare di abbracciare, gli abiti terreni della donna innamorata. Alla fine, rimarrà solo l’abito, il simbolo vuoto della diva divorata dal palcoscenico, dal pubblico, e dal teatro stesso, perdendo per sempre la propria identità personale".