
Nel centro sono curati tantissimi bambini che tornano a sorridere
Pisa, 3 novembre 2015 - Un'eccellenza a rischio, un appello firmato dalle mamme dei piccoli pazienti. Ad essere in pesante affanno è il cosiddetto percorso labiopalatoschisi dell’ospedale pisano, realtà che oggi raggiunge i 250 interventi l’anno e che per l’85% accoglie bambini da fuori regione. Tutti neonati affetti da una malformazione che interessa il labbro superiore ma anche il palato o il mascellare e si manifesta – appunto – con una ‘schisi’, ossia una fessura tra due parti che, nella vita intrauterina, non si sono unite. Se il centro pisano negli ultimi anni si è confermato un punto di riferimento a livello italiano, purtroppo – questa la denuncia delle famiglie – ci sarebbero una serie di problemi irrisolti. Primo punto: le liste d’attesa diventate estremamente lunghe (fino a 90 pazienti) per un patologia che richiede un intervento precoce.
«Sono una mamma in lista d’attesa per un intervento correttivo di palatoschisi per mia figlia – scrive una mamma – Noi siamo marchigiani e siamo stati indirizzati su Pisa dai pediatri che per primi l’hanno visitata, perchè il centro di riferimento toscano per questa patologia. L’intervento va eseguito di prassi intorno ai 6 mesi per ragioni anche fisiologiche e siamo molto preoccupati per i possibili ritardi». I genitori segnalano la necessità di una «collaborazione con l’ospedale Meyer, per poter permettere allo staff di Pisa di andare ad operare a Firenze i bimbi con patologie correlate, come ad esempio le cardiopatie, e su questo punto ‘a parole’ sono tutti d’accordo (direttore generale dell’Aoup, direttore generale del Meyer, staff chirurghi di Pisa), ma dopo un anno non si è ancora mosso nulla ed i bimbi in queste situazioni restano in stand-by in attesa che si trovi una soluzione». E ancora: «Il reparto ha bisogno di una continuità che la direzione dell’ospedale non ha ancora garantito: l’aiuto chirurgo continua ad avere contratti annuali che tra l’altro, quando scadono, ci mettono anche 6 mesi a rinnovarsi e questo vale anche per l’ortodontista che ha il contratto scaduto da ben 8 mesi e che da venerdì prossimo non sarà più presente neppure durante le visite di controllo». Il risultato: bambini piccoli in stand by per le lunghe liste d’attesa, pazienti più grandi impossibilitati ad iniziare le cure di ortodonzia (dai 5 ai 20 anni).
«Le questioni sollevate dalle mamme dei piccoli pazienti in carico al centro di riferimento per la cura della labiopalatoschisi dell’Aoup sono ben note alla direzione e sono in via di risoluzione – questa la risposta dell’Azienda ospedaliera – L’allungamento della lista di attesa è stato determinato da una transitoria e imprevista carenza del personale di sala ma, a partire dalla seconda metà del mese di novembre, le sedute operatorie dedicate agli interventi di questo tipo saranno ulteriormente potenziate e saranno smaltiti quanto prima gli interventi in attesa, garantendo la continuità assistenziale e i numeri che hanno fatto del percorso Aoup uno dei primi in Italia».