L’affare dell’acqua. Altolà dei dem pisani: "La ripubblicizzazione rimane nostra priorità"

Il segretario comunale Pd Vladimiro Basta ribatte a distanza all’ex sindaca di Empoli Brenda Barnini: "La multiutility è incompatibile con il processo che era stato avviato dai soci pubblici e che il suo Comune ha interrotto".

L’affare dell’acqua. Altolà dei dem pisani: "La ripubblicizzazione rimane nostra priorità"

Il segretario comunale Pd Vladimiro Basta ribatte a distanza all’ex sindaca di Empoli Brenda Barnini: "La multiutility è incompatibile con il processo che era stato avviato dai soci pubblici e che il suo Comune ha interrotto".

"Sull’acqua serve chiarezza. ripubblicizzazione del servizio idrico ed ingresso nella Multiutility di Acque spa non sono compatibili. Noi siamo per la prima". è la posizione espressa in una nota dalla segreteria comunale Pd di Pisa che, attraverso il coordinatore Vladimiro Basta, replica a distanza all’ex sindaca di Empoli Brenda Barnini. "Siamo convinti – attacca Basta – che di un tema così delicato si debba parlare senza ricorrere a argomenti infondati e fuorvianti. La prima e più evidente inesattezza nel ragionamento di Brenda Barnini riguarda la compatibilità fra l’ingresso di Acque nella multiutility Alia e la ripubblicizzazione del servizio idrico. Questa, nel caso di Acque, era arrivata a un passo dal compiersi. Le aziende che detenevano le quote di maggioranza del gestore, interamente pubbliche ed espressione dei comuni serviti, avevano creato le condizioni per il riacquisto delle quote possedute dal socio privato Acea".

"Si trattava di un’operazione virtuosa - continua il coordinatore comunale dem – , finanziabile con vari strumenti tutti semplicemente basati sugli utili derivanti dalla concessione in house del servizio. Una condizione possibile proprio perché unici azionisti sarebbero divenuti i comuni serviti. È stata proprio la scelta del Comune di Empoli e di altri limitrofi di cedere le proprie quote ad Alia a far saltare l’intero percorso, rendendo impossibile tale affidamento dato che Alia ha nel suo statuto il ricorso ad azionariato privato ed è detenuta in maggioranza da Comuni (Firenze e Prato) che non sono serviti da Acque SpA. Un socio del tutto equivalente all’attuale partner industriale Acea, che è anch’esso proprietà prevalente del Xomune di Roma e quotato in borsa. Unica differenza, non positiva, è che Alia sarebbe scelta senza una gara e non ha esperienza industriale specifica". Dalla padella nella brace, secondo Basta. "Non è corretto dichiarare, come fa la Barnini, che opporsi al percorso di acquisizione di Acque da parte di Alia significhi “contraddire l’idea di avere un soggetto industriale regionale per calmierare le bollette”. La tariffa idrica – incalza – non dipende dall’identità degli azionisti, ma da deliberazioni degli organi di controllo e indirizzo, espressione dei comuni già adesso. Se si vuole fare una discussione seria sarà bene sgombrare il campo da falsi argomenti. È invece ambiguo e preoccupante il ragionamento con cui si afferma che gli utili, immaginiamo del servizio idrico, possano servire a “sostenere altri servizi pubblici di gestione comunale”. Cosa si intende dire? Che con le bollette dell’acqua dei nostri territori si deve finire per pagare gestioni in perdita di altri servizi altrove? Ad esempio, i servizi ambientali di territori che non si sono dotati di impianti per lo smaltimento e mandano i loro rifiuti nella nostra provincia? Serve una discussione chiara, inclusiva, fatta alla luce del sole e senza scorciatoie, che non metta in caricatura la posizione dei territori. Quella espressa, fra gli altri, dalla senatrice Zambito e dall’assessora Nardini non è posizione di corrente, ma sostenuta da un fronte ampio e motivato, a partire dai lavoratori di Acque. Fin quando questa discussione non ci sarà, rimarremo dell’idea che il percorso già intrapreso per ripubblicizzare Acque SpA debba proseguire e che sia incompatibile con i desideri di espansione della multiutility fiorentina".