L’ansia resistente. Le linee guida internazionali nascono (anche) a Pisa

Lo psichiatra Stefano Pini fra gli esperti mondiali che hanno partecipato alla stesura delle nuove "direttive" per la definizione dei disturbi resistenti al trattamento .

L’ansia resistente. Le linee guida internazionali nascono (anche) a Pisa

L’ansia resistente. Le linee guida internazionali nascono (anche) a Pisa

Una base da cui partire per sviluppare cure più efficaci per i disturbi dell’ansia. È così che sono state presentate venerdì scorso sulla rivista “World Psichiatry”, la rivista ufficiale dell’Associazione Mondiale della Psichiatria, le nuove linee guida per i disturbi di ansia resistenti al trattamento. Tra i tanti nomi di esperti che hanno partecipato allo studio, figura anche il professor Stefano Pini, direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Università di Pisa e responsabile, per conto dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, del Programma "Innovazione della gestione e trattamento dei disturbi o sintomi psichiatrici in pazienti affetti da patologie mediche complesse".

"L’ansia come patologia al momento non ha ancora una definizione univoca e ‘da manuale’ – si legge nel comunicato di Aoup – Questo documento rappresenta una base da cui partire per futuri studi clinici a fini regolatori e per sviluppare cure più efficaci basate su algoritmi per i pazienti affetti da disturbo di ansia, vista la sua prevalenza e persistenza nella popolazione e la diffusa resistenza ai trattamenti".

Per realizzare queste linee guida è stato necessario la cosiddetta Delphi technique: un metodo d’indagine iterativo, particolarmente utilizzato nella ricerca scientifica, che si svolge attraverso due o tre fasi di valutazione delle opinioni di una task-force di esperti in materia, che convergeranno poi in un’espressione completa. "Partendo dalla sintesi dello stato attuale delle conoscenze in materia e delle preesistenti linee guida – riferisce il comunicato – oltre alle relative revisioni sistematiche, un gruppo composto da 36 persone fra esperti multidisciplinari e portatori di interesse ha partecipato a un consensus meeting online, oltre ad aver risposto a 29 quesiti sugli aspetti rilevanti del disturbo di ansia resistente al trattamento. Poi hanno votato in modo anonimo su risposte scritte in tre cicli di sondaggio”.

"La percentuale di consenso – continua la nota di Aoup – sulle varie risposte è arrivata da oltre il 75% del gruppo di esperti, i quali hanno inoltre concordato quattordici raccomandazioni per la definizione del disturbo di ansia resistente al trattamento, fornendo criteri operativi dettagliati per la resistenza al trattamento sia farmacologico sia psicoterapeutico, nonché un potenziale modello di stadiazione della malattia".

La task-force di esperti ha anche posto attenzione sugli aspetti epidemiologici dell’ansia, ossia quelli che riguardano la distribuzione e la frequenza della patologia la sua rilevanza nella popolazione. Gli esperti hanno valutato la presenza dell’ansia nelle persone affette già da altri disturbi, quanto incidono i fattori biografici nello sviluppo del disturbo, le attitudini e abitudini delle persone ansiose e la differenza tra ansia resistente al trattamento e disturbo di ansia difficile da trattare. Il tutto per delineare possibili orizzonti futuri di ricerca di una patologia sempre più diffusa.

Mario Ferrari