
Ingegneria a Pisa
Pisa, 6 ottobre 2015 - Giacca, cravatta, tailleur serio e formale? Dimenticateli. Se siete stati invitati ad una discussione di laurea e la facoltà è quella di Ingegneria, vi potreste imbattere in situazioni non proprio conformi all’ambiente accademico che avete sempre immaginato. Lasciate nei vostri ricordi gli abiti decorosi e i modi garbati altrimenti, con ogni buona probabilità, rimarrete delusi. Mettiamo da parte i bigottismi e le chiusure mentali. Certamente il giorno della laurea è un meraviglioso traguardo, una festa per lo studente e per la sua famiglia. Ma è anche un esame e, negli ultimi mesi, questo aspetto centrale è caduto nel dimenticatoio. L’aula magna di Ingegneria e via Diotisalvi, a due passi dalla torre pendente, sono diventate il palcoscenico preferito dei più sgradevoli teatrini. «La maleducazione più becera si concentra al momento della proclamazione – spiega il professor Marco Beghini, presidente del corso di laurea di ingegneria meccanica – coriandoli, cori volgari, spumante sulle scale... Capiamo la festa, ma non può sconfinare in un’atmosfera da stadio perché nell’edificio lavorano persone, studiano ragazzi, ci sono anziani...è anche un rischio per l’incolumità pubblica». La situazione ha perso il controllo (e la decenza) quando, durante una delle ultime sessioni di laurea, alcuni studenti si sono presentati, di fronte ai docenti,in costume da bagno. Ma non basta. Per rimarcare lo spettacolo, in perfetto stile carnevalesco, altri laureandi si sono vestiti da organo genitale maschile. Scale d’ingresso piene di bottiglie, fischi, manifesti volgari alle pareti dell’edifico e cori rumorosi sono, ormai, diventati la prassi, una consuetudine. «Cosa succederebbe se una tale indecenza avvenisse in Comune? – incalza Beghini che poi aggiunge – Noi facciamo le proclamazioni per i genitori ma questa impunità diffusa non è edificante». Provvedimenti urgenti e proclamazioni a rischio sembrano essere le uniche misure possibili. Infatti, il presidente della scuola di Ingegneria, il professor Massimo Ceraolo, ha designato una triade di colleghi con il compito di valutare le soluzioni possibili. «In passato avevamo avvertito con dei cartelli ma non sono serviti da monito – spiega il docente – ora stiamo valutando anche l’opzione più drastica ovvero sospendere le proclamazioni e la presenza del pubblico a partire dalla prossima sessione di novembre».