L’avatar del capufficio e il visore 3D. A Pisa curano lo stress da lavoro

L’innovativo progetto di realtà virtuale per il trattamento e la riabilitazione i pazienti affetti da disturbi associati all’ambiente occupazionale. Coinvolti Aoup, Scuola Superiore Sant’Anna e Unipi. Al via da ottobre.

L’avatar del capufficio e il visore 3D. A Pisa curano lo stress da lavoro

I visori 3 D verranno utilizzati per lo studio e la cura dello stress lavoro-correlato

Marco si presenta al cospetto del suo capo ufficio. Sono da soli nella stanza. Ancora una discussione, poi il rimprovero per il lavoro svolto che non va mai bene. Ancora quelle parole frustranti, scandite con tono di disprezzo. Marco è sotto stress, lo dimostrano il battito del cuore alterato, la fronte imperlata di sudore e le mani viscose chiuse a pugno. Tolto il visore 3D, l’esperienza si interrompe. In realtà la voce dell’avatar, che simula quella del capo ufficio, è di un terapeuta e la situazione è controllata e protetta. Quello di Marco è solo un esempio di fantasia per spiegare il progetto di realtà virtuale ‘Percorsi di Cbt espositiva standard (Cbt-E) e in realtà immersiva (Cbt-Vr) per il trattamento e la riabilitazione di pazienti affetti da disturbi psichiatrici associati a stress occupazionale’ ideato e sviluppato dal Centro per lo studio del disadattamento lavorativo dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, in collaborazione con l’Istituto di Intelligenza Meccanica della Scuola Superiore Sant’Anna (in particolare il gruppo A.C.E), l’Università di Pisa, e finanziato dall’Inail Toscana. Il progetto – ispirato a Engin (Engaging Men and Boys against Gender-based Violence and Discrimination through Technology-based Trainings), ovvero l’esperienza immersiva di realtà virtuale applicata alla violenza di genere lanciata nel 2023 dalla Scuola Sant’Anna – sarà sperimentato per la prima volta a livello clinico e su base volontaria, grazie al parere favorevole del Comitato etico, probabilmente a partire dal prossimo autunno.

"Nell’esperienza immersiva e interattiva di realtà virtuale per la terapia dello stress lavoro-correlato, il terapeuta presta la sua voce (camuffata) all’avatar, vestendo i panni del capo dell’azienda. Il professionista si servirà di un canovaccio, adattabile in tempo reale alla risposta dell’individuo, facendo ricorso anche a situazioni o a parole chiave legate alla reale esperienza di stress vissuta sul posto di lavoro. L’avatar potrà, altresì, cambiare espressione (per esempio assumendo una posa corrucciata) per rendere la scena più verosimile", spiega il ricercatore affiliato dell’Istituto di Intelligenza meccanica della Scuola Superiore Sant’Anna, Marcello Carrozzino.

Le finalità? "La realtà virtuale verrà applicata a scopo terapeutico. Due le funzioni: la prima è di registrare la risposta emotiva dell’individuo agli stimoli sollecitati dal terapeuta-avatar che, in un secondo momento, potrebbero essere utilizzati per scopi di ricerca. Mentre l’altra è di trattare il disagio da stress lavoro-correlato attraverso la rievocazione della situazione di disagio sul lavoro per imparare a gestire questa problematica. Ci troviamo sempre più spesso di fronte a casi di lavoratori, che soffrono di stress lavoro-correlato, impossibilitati a rientrare in ufficio o sul posto di lavoro. Grazie alla psicoterapia cognitivo-comportamentale applicata alla realtà virtuale potremo aiutare i pazienti nel percorso di reinserimento lavorativo", spiega il dottor Rodolfo Buselli, dirigente medico responsabile del Centro diagnostico per le patologie da stress e da disadattamento lavorativo dell’Aoup. "Al momento – aggiunge Carrozzino – abbiamo sviluppato tre scenari possibili: un ufficio, un supermarket e un’officina meccanica. In futuro potremmo costruire una ‘libreria virtuale’ di situazioni collegate ad altri ambiti lavorativi".

Ilaria Vallerini