![Studio dell’Università mostra come i vegetali, all’aumento della temperatura, incamerino più inquinanti "I cambiamenti climatici stanno mutando i rapporti. Purtroppo nessuna coltura è al sicuro". Studio dell’Università mostra come i vegetali, all’aumento della temperatura, incamerino più inquinanti "I cambiamenti climatici stanno mutando i rapporti. Purtroppo nessuna coltura è al sicuro".](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/YzA4OTY4ZmQtNGUzYS00/0/le-piante-assumono-nanoplastiche-rischi-per-la-catena-alimentare.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Studio dell’Università mostra come i vegetali, all’aumento della temperatura, incamerino più inquinanti "I cambiamenti climatici stanno mutando i rapporti. Purtroppo nessuna coltura è al sicuro".
"Le alte temperature, ormai sempre più frequenti per il cambiamento climatico, aumentano significativamente l’assorbimento delle nanoplastiche nella stragrande maggioranza delle piante. Anche quelle commestibili che quindi finiscono nel corpo umano". Uno studio ma anche un allarme che arriva dall’Università di Pisa, dove il gruppo di Botanica della professoressa Monica Ruffini Castiglione, in collaborazione con quello di Fisiologia Vegetale della dottoressa Carmelina Spanò e con le colleghe Stefania Bottega e Debora Fontanini, ha scoperto che con una temperatura di 35° la presenza di nanoplastiche aumenta sensibilmente all’interno della pianta rispetto alla situazione ottimale. "Con questi gradi - afferma Ruffini Castiglione -, le pareti delle piante sono più facilmente perforate dal materiale e dunque assorbono nanomateriali che arrivano fino alle cellule".
E fino al corpo umano.
"Esattamente. Purtroppo il problema è che la stragrande maggioranza delle piante è in grado di assorbire nanoplastiche che arrivano direttamente nella catena alimentare umana".
Sono molto rischiose per la salute?
"Molti lavori hanno dimostrato che le nanoplastiche alterano il normale funzionamento dell’organismo e possono creare danni allo stomaco, al sistema nervoso, possono finire nel latte materno. Causano alterazioni della risposta immunitaria e agiscono a livello del genoma e indurre tossicità e disturbi del funzionamento del genoma".
Insomma, molto pericolosi.
"Esatto, ma non solo per la salute umana".
Cosa intende?
"Che anche le colture sono a rischio. Purtroppo nessuna pianta è al sicuro".
Voi avete tenuto delle felci acquatiche per 2 settimane a 35 gradi in laboratorio, ma un’esposizione superiore può essere ancora peggiore?
"Certo, la nostra ipotesi di lavoro è che l’innalzamento delle temperature esacerbi gli effetti di tossicità delle nanoplastiche. È realmente plausibile che un’esposizione maggiore e prolungata possa far aumentare le quantità di nanoplastiche assorbite dalle piante e dunque che arrivino agli esseri umani".
Non c’è un modo per proteggerci?
"La contaminazione coinvolge tutti gli ecosistemi e gli ambienti e l’unica protezione efficace è cambiare il punto di vista e le nostre abitudini e ridurre il più possibile l’uso della plastica: non possiamo più fare finta di nulla contro il cambiamento climatico. Dobbiamo evitare di usare le bioplastiche e le plastiche monouso, altrimenti non ne usciamo".