"Le prime parole lette sono pura emozione"

Daniela Bertini, insegnante storica: "No ai voti, sì alla lezione a casa. Obiettivo il loro benessere sempre. Un alunno mi ha detto: ’Maestra, mi hai dato la libertà’".

"Le prime parole lette sono pura emozione"

Daniela Bertini con alcuni dei ’suoi’ bimbi

Leggere, leggere e ancora leggere. Ma anche parlare con loro e con le famiglie. Daniela Bertini, che insegna dal 1998 - da tre anni alla primaria di Metato - ci crede così tanto da aver creato nel 2013 il circolo Laav (Letture ad alta voce) a Pisa, ora la coordinatrice è Monica Viegi.

Ma sono davvero cambiati i bambini?

"Sono cambiati gli strumenti che hanno e noi dobbiamo aiutarli a utilizzarli nel modo giusto, alcuni facilitano i compiti, e così possiamo investire su altre".

E invece la scuola?

"Sembra frase fatta: negli anni ci hanno talmente complicato certi aspetti dell’insegnamento che a volte rischia di passare in secondo piano la parte migliore, stare in classe con gli alunni".

E qual è il momento più bello?

"Quando i bimbi imparano a leggere. Si rendono conto che non li puoi più prendere in giro. Un ragazzo che ho avuto dalla prima elementare, mi ha detto: ’Tu, maestra, mi hai regalato la libertà, mi hai insegnato a leggere".

Social, internet, cellulari. Come proteggerli?

"Demonizzare tutti questi mezzi non serve, anzi, è controproducente, li allontani e basta. E’ per questo che è importante avere una formazione adeguata e insegnar loro a gestirli. Devi imparare a parlare la loro lingua e applicare le nuove tecnologie all’insegnamento. Hanno tanti stimoli, è fondamentale anche dar tempo libero. Dopo il pranzo e dopo aver giocato, quando torniamo in classe, chiedo un disegno libero. Devono sapersi gestire".

Lezione a casa sì o no?

"Hanno bisogno di tempo per interiorizzare gli argomenti imparati al mattino e per organizzarsi. E anche il tempo impiegato per fare i compiti è indicativo, solo così insegnanti e famiglie possono capire che cosa va e che cosa non va e intervenire. Avrà capito?, è la domanda da porsi".

E i voti?

"Alle elementari lo vediamo ogni giorno il progresso dei bimbi. La verifica serve per abituarli a una situazione nuova e a sapersi gestire. Il voto non mi piace, preferisco il giudizio perché parto sempre dall’aspetto positivo sottolineando poi quello che si può migliorare. Non sono una maestra che dà giudizi precisi, sono labile anche in questo (sorride)".

Il rapporto con i genitori?

"Dopo il Covid si sono da una parte avvicinati e dall’altra allontanati per via delle restrizioni. Ma devono essere i nostri alleati perché siamo professionisti che passano tante ore con i loro figli. E’ basilare non entrare in contraddizione fra noi adulti perché altrimenti mettiamo in crisi i piccoli. Nelle famiglie, adesso, vedo tanta paura per i pericoli che i loro bimbi possono incontrare".

Che cosa serve alla scuola?

"Rivalutare la figura dell’insegnante sia dal punto di vista professionale che del rispetto". Un’esperienza che l’ha colpita?

"Insegno in un corso professionalizzante. È frequentato da ragazzi di 14 anni che hanno abbandonato la scuola. Qualcosa non è andato, ma ora hanno una seconda possibilità".