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Le radici della violenza: "Il disagio si trasmette di genitore in figlio e scatta l’aggressività"

Lo studio della psicologa Sabrina Costantini su 300 utenti del SerD "Il 21% delle donne che si rivolgono a noi ha subito abusi sessuali, mentre il 35% ha già vissuto eventi familiari avversi e dolorosi".

Le radici della violenza: "Il disagio si trasmette di genitore in figlio e scatta l’aggressività"

Sabrina Costantini

di Mario Ferrari

Quanto impattano le esperienze traumatiche transgenerazionali sul benessere psico-emotivo e sociale degli utenti del SerD di Pisa? È la domanda che si è fatta Sabrina Costantini, psicologa del Servizio dipendenze (SerD) di Pisa che tra il 2021 e il 2024 ha condotto una ricerca sugli utenti pisani per capire quale effetto abbia avuto sui cosiddetti "senzatetto con una casa", ossia coloro che, nonostante abbiano una struttura familiare, un’abitazione e un impiego, mancano di un senso di famiglia e di appartenenza sicura in termini affettivo-relazionali.

Quali sono stati i risultati della sua ricerca?

"Su un campione di circa 300 utenti tra i 18 e i 75 anni, con un’età media di 48 anni, il 18% dei maschi e il 27% delle femmine ha subito violenza fisica, psicologica (rispettivamente 45% e 58%), ha assistito a episodi di violenza (32% e 52%) o ha subito violenza sessuale (rispettivamente 8% e 21%). Il 31% dei pazienti maschi e il 35% delle femmine ha vissuto eventi familiari avversi, come abbandoni dei genitori, lutti precoci, separazioni o divorzi, entro i 18 anni di età. Questo però è preoccupante perché...". Perché?

"Le persone che presentano alti livelli di eventi avversi nell’infanzia, da adulti presentano una maggiore predisposizione ad eventi ulteriormente traumatici, come relazioni violente (nel 25% degli uomini e il 68% delle donne), incidenti, malattie importanti, aborti, carcerazioni. Già da adolescenti emerge un alto livello di bullismo. Infine, è interessante notare la percentuale del 14%, il doppio della media mondiale che va dal 4 al 7%, di utenti con deficit dell’attenzione e iperattività".

Cosa raccontano questi dati? "Per esempio la presenza di un attaccamento genitori-figli disfunzionale, non sicuro, spesso disorganizzato, che pone le basi per una forte disregolazione anche da adulti. Ciò spiega l’impulsività, aggressività e disregolazione nelle relazioni sociali e nelle condotte che sono trasmesse ai figli".

Come la cronaca della città ci ricorda sempre più spesso.

"Esatto. Purtroppo questa generazione ha difficoltà a controllare gli impulsi e regolarsi, alternando grande euforia a depressione e avendo difficoltà a gestire emozioni come la rabbia, che viene quindi sfogata in modo aggressivo".

Famiglia e scuola come si possono muovere?

"La prevenzione di questi atteggiamenti deve partire dalle scuole elementari, dove gli insegnanti possono segnalare casi difficili ed educare. Poi serve anche educare i genitori a porre delle regole e soprattutto leggere i segnali dei propri figli: bullismo, aggressività, ansia, depressione, ritiro sociale sono tutti sintomi che vanno attenzionati bene. I genitori devono sostenere, accompagnare, contenere e regolare".

La società civile può aiutare in qualche modo?

"Se si riuscisse ad avere una rete forte tra genitori, scuole e figure istituzionali che possano leggere le situazioni e comunicarle, faremmo dei grandi passi avanti. Dobbiamo individuare i modelli negativi che si ripetono all’interno della famiglia, creare spazi sicuri in cui le persone possano sviluppare attaccamenti sani e relazioni di fiducia. Avere delle persone vicine è fondamentale per riuscire a rialzarsi da situazioni difficili".