Renzo Castelli
Cronaca

Leopardi a Pisa, la vera storia. Scrisse ‘A Silvia’ sui nostri Lungarni

Nelle scorse serate Rai Uno ha mandato in onda una fiction su Giacomo Leopardi: un importante episodio non può passare sotto silenzio ed è quello relativo alla poesia "A Silvia"

Leonardo Maltese nel ruolo di Giacomo Leopardi, diretto da Sergio Rubini

Leonardo Maltese nel ruolo di Giacomo Leopardi, diretto da Sergio Rubini

Pisa, 10 gennaio 2025 – Nelle scorse serate Rai Uno ha mandato in onda una fiction su Giacomo Leopardi che ha raccolto consensi in larga parte della stampa e del pubblico. Anche se Leopardi visse a Pisa per quasi otto mesi nel film non se ne fa cenno considerando questo periodo poco significativo rispetto agli altri eventi della sua vita. Ma un importante episodio non può passare sotto silenzio ed è quello relativo alla poesia "A Silvia". Nel film si lascia intendere che sia stata scritta a Firenze. Poiché questa poesia è fra le più note della letteratura italiana il falso appare ancora più evidente: "A Silvia", infatti, fu certamente scritta a Pisa durante il soggiorno del poeta nella nostra città.

Giacomo Leopardi era giunto a Pisa la sera del 9 novembre del 1827: aveva 29 anni. Le prime due notti dormì in una locanda poi trovò una camera in un appartamento al numero 19 di via della Faggiola (che fino al 1817 si era chiamata via Fagiuoli) del quale era proprietario il medico Ranieri Comandoli. La camera era a ponente e si affacciava su un orto spazioso che aveva al centro un grande noce. Il poeta spendeva tre scudi al mese per il vitto, otto per il resto, compresi "pulizia della biancheria, il fuoco nel caldano tutto il giorno e la sera pel letto". Scrivendo il 12 novembre alla sorella Paolina la sua prima lettera Giacomo esaltava il clima della città (“Sono rimasto incantato di Pisa per il clima: se dura così sarà una beatitudine”); e pochi giorni dopo, nella lettera al suo editore Vieusseux: "Quel Lung’Arno, in una bella giornata, è uno spettacolo che m’incanta. Io non ho mai veduto il simile".

In una seconda lettera (12 dicembre) alla sorella Paolina si leggeva: "Qua in inverno si passeggia con gran piacere perché v’è quasi sempre un’aria di primavera sicché in certe ore del giorno quella contrada è piena di mondo, piena di carrozze di pedoni. Vi si sente parlare dieci o venti lingue, vi brilla un sole bellissimo fra la dorature dei caffè e delle botteghe piene di galanterie, e nelle invetriate dei palazzi e delle case, tutte di bella architettura. Nel resto, poi, Pisa è un misto di città grande e di città piccola, di cittadino e di villereccio, un misto così romantico che non ho veduto mai altrettanto. A tutte le altre bellezze si aggiunge la bella lingua". Grazie a questo stato di recuperata serenità si sbloccò in lui il gelo che negli ultimi due anni non gli aveva permesso di scrivere poesie. Il 2 maggio del ’28 poteva annunciare alla sorella Paolina: "Ho scritto dei versi in aprile, ma versi veramente all’antica e con il mio cuore di una volta".

Si riferiva alla poesia “Il Risorgimento”, composta dal 7 al 13 aprile, e alla più nota “A Silvia” scritta fra il 19 e il 20 aprile, probabilmente, in una prima stesura, nella notte fra queste due date. Forse ispirato dai nostri Lungarni...