REDAZIONE PISA

Lidia Storia di una masca

Domani al Teatro di Sant’Andrea in scena lo spettacolo della Compagnia Salz, ospite dall’Associazione Koru

Sul palco Alice Bignone con la regia di Ermanno Rovella: Lidia nasce donna e muore cinghiale. Contesa dalle potenze del suo mondo: il paese e il bosco.

Sul palco Alice Bignone con la regia di Ermanno Rovella: Lidia nasce donna e muore cinghiale. Contesa dalle potenze del suo mondo: il paese e il bosco.

Domani sera alle 21.15, al Teatro Sant’Andrea di Pisa, va in scena "Lidia, storia di una masca", della Compagnia SALZ, ospite dall’Associazione Koru. Sul palco Alice Bignone con la regia di Ermanno Rovella. Lidia nasce donna e muore cinghiale. È una bambina, una ragazza, una donna e una madre contesa dalle potenze del suo mondo: il paese e il bosco. É una levatrice e, come sua madre, viene accusata di essere una strega. Ma se da un lato lotta per non essere travolta da queste accuse dall’altro succedono cose intorno a lei: animali che sbucano dal nulla mentre guarisce i malati e una signora dai lunghi capelli neri compare a ritmi regolari nella sua vita, mentre il bosco sembra stringersi intorno alla sua casa. La storia di Lidia raccoglie tante altre storie di donne che, come lei, hanno dovuto arrangiarsi per vivere, di donne il cui mondo cominciava col paese e finiva dove iniziava il bosco, e dove il prete era la voce dell’autorità, della verità e soprattutto di Dio. Lo spettacolo recupera la memoria storica del mondo delle nostre bisnonne, dove la fede e la superstizione si mescolano, la fatica è tanta, i figli muoiono perché è così che capita. La storia di Lidia, nasce dalla tragedia delle Baccanti. Attraverso la lente della menade si indaga la condizione di repressione della donna, che nello slancio irrazionale, ferino, trova la sua liberazione necessariamente dolorosa, perché il taglio dei ponti con la società che ha represso la donna impone di recidere legami anche profondi come quello filiale. Dalla storia di Agave si è indagata questa condizione di liberazione riportandola sul territorio italiano, andando a recuperare i miti della strega dell’arco alpino, dal Piemonte al Friuli. Una tradizione slegata dal demonio e dagli inferi, la strega alpina è una creatura legata al bosco, alla terra, alla bestia, più vicina alla menade che non alla strega medievale. La regia si basa in larga misura sulla direzione dell’attrice. I pochi oggetti presenti in scena si trasformano e diventano altro unicamente grazie all’immaginazione; così un grembiule diventa un fagotto di stracci a ricordare un neonato tenuto in braccio, un lenzuolo bianco diventa un vestito da sposa. Luci e musica seguono la narrazione, la avvolgono e talvolta la anticipano, quasi ad indicare la volontà del personaggio a modificare la direzione del proprio racconto. Le musiche dello spettacolo, tutte prese dalla tradizione occitana, tendono la mano alle fonti di cui si è servita la drammaturga. Biglietti in vendita sul sito oooh.events, info: 328.5740555 - koruteatro.it