REDAZIONE PISA

L’impegno contro il gender gap: "È ancora la missione più difficile. Rompere schemi fermi da secoli"

Disuguaglianze di genere e formazione, sopratutto scientifica: la sfida aperta

Il gender gap, le diseguaglianze di genere e le difficoltà delle donne di affermarsi nel mondo accademico, soprattutto per le materie scientifiche, le cosiddette discipline Stem, hanno caratterizzato una delle due tavole rotonde della giornata al "Verdi" (l’altra ha acceso i riflettori sul peacekeeping con il professor Andrea De Guttry e il generale Gianluca Feroce, comandante della Brigata mobile dei carabinieri). E la rettrice Sabina Nuti è andata dritta al cuore del problema: "Il tema della riduzione del gender gap rappresenta tra gli obiettivi del mio mandato quello con i maggiori problemi di raggiungimento malgrado sia anche un obiettivo del Pnrr: la percentuale di ragazze che frequenta i corsi ordinari si ferma al 32% e abbiamo ancora molto da fare soprattutto per le discipline Stem".

Per questo anche Ilaria Capua, virologa ed ex deputata, ha detto chiaramente che "c’è ancora tanta strada da percorrere, perché si tratta di rompere uno schema che è così da secoli: ecco perché invito le ragazze a tirare fuori ciò che hanno dentro, ma per riuscirci servono anche modelli".

È un "grandissimo lavoro quello che dobbiamo fare per rompere gli schemi" ha aggiunto con ironia, "e per romperli bisogna insistere e rompere anche qualcos’altro". "Quando parlo di modelli - ha concluso - mi riferisco alla necessità di stimolare le ragazze a intraprendere percorsi che, per il sentire comune, non appartengono a loro, come appunto quelli delle scienze dure, insegnando loro a riconoscere il proprio talento e a percorrere questa salita".

Impegno sul gender gap, attrazione del talento, valorizzazione del merito, trasferimento della conoscenza sono le parole chiavi con le quali la rettrice Sabina Nuti identifica la Sant’Anna, con la stella polare di rappresentare una leva per la mobilità sociale: "Sono convinta - ha concluso - che la ricerca, lo studio, l’impegno personale e l’amore per la cosa pubblica possono essere una ricetta che si può imparare alla Scuola Sant’Anna, una combinazione che può avere una forza e un’energia così pervasiva da diventare metodo di vita e lievito per la società. La Scuola riceve molto dai suoi partner, dai cittadini, dalle istituzioni con cui collabora e molto è chiamata a restituire. Io sono convinta che saprà farlo con successo anche nei prossimi anni".