ENRICO MATTIA DEL PUNTA
Cronaca

L’incubo dei dazi Usa. Ricadute sul territorio: "Puntare su India, Cina e Emirati Arabi"

Parla Luca Spataro, ordinario di Scienza delle finanze dell’Università di Pisa "Nuove tariffe penalizzerebbero il comparto moda e i prodotti di alta gamma".

Luca Spataro, ordinario di Scienza delle finanze dell’Università di Pisa

Luca Spataro, ordinario di Scienza delle finanze dell’Università di Pisa

Pisa, 18 febbraio 2025 – "In caso di nuovi dazi con gli Stati Uniti, le imprese pisane puntino su Emirati Arabi, India, Sud America e Cina, mercati in forte espansione per i settori chiave del Made in Italy, ma anche su Giappone e Canada". A dirlo è Luca Spataro, ordinario di Scienza delle finanze dell’Università di Pisa, che mette in guardia sulle possibili nuove tariffe volute da Trump e sulle conseguenze per l’export della provincia di Pisa verso gli Stati Uniti, un mercato dal valore di oltre 300 milioni di euro.

Professor Spataro, se gli Stati Uniti introducessero dazi sulle importazioni europee, quali sarebbero le conseguenze?

"Nel primo semestre del 2024, l’export pisano ha già registrato un calo dell’11,3%. Nuove tariffe aggraverebbero questa tendenza, penalizzando soprattutto il comparto moda e i prodotti di alta gamma destinati agli Stati Uniti. Tuttavia, i mercati hanno già parzialmente scontato questi dazi, con una rivalutazione del dollaro di quasi il 5% dalle elezioni americane, un fattore che, nel breve-medio termine, rende le merci europee più competitive rispetto a quelle americane".

Quali strategie potrebbero adottare le aziende pisane per mitigarne gli effetti?

"Le imprese dovrebbero diversificare i mercati, puntando su economie emergenti come Medio Oriente e Sud-Est asiatico, dove cresce la domanda di beni di lusso e alta qualità. Inoltre, alcune aziende potrebbero trovare conveniente creare basi produttive negli Stati Uniti, che poi è esattamente l’obiettivo dell’amministrazione americana: incentivare la produzione locale per ridurre il deficit commerciale. Parallelamente, investire in innovazione e branding sarà essenziale per mantenere la competitività. I settori del lusso e della nautica, ad esempio, hanno una maggiore capacità di assorbire rincari tariffari".

Quindi esistono mercati alternativi?

"Oltre agli Stati Uniti, le imprese pisane possono orientarsi verso Emirati Arabi, India, Sud America e Cina, mercati in forte espansione per i settori chiave del Made in Italy. Anche Giappone e Canada, che beneficiano di accordi commerciali con l’Ue. Tuttavia, per facilitare questa transizione, servono politiche europee che semplifichino l’accesso ai mercati extra-Ue".

L’Ue cos’altro può fare?

"Potrebbe imporre dazi di ritorsione su prodotti strategici americani, come auto e agroalimentare. Tuttavia, una guerra commerciale danneggerebbe entrambe le economie. Più realistico sarebbe un approccio strategico, negoziando con l’amministrazione americana. Inoltre, per ridurre le vulnerabilità, l’Ue dovrebbe seguire le recenti indicazioni del presidente Draghi, eliminando barriere interne autoimposte dalla burocrazia europea e promuovendo una piena integrazione economica per competere meglio con gli Usa".

Qual è la sua opinione sulla strategia economica di Trump?

"Lui punta su un approccio protezionista, con l’obiettivo di ridurre il deficit commerciale, rafforzare la produzione interna e ridurre il debito pubblico. Tuttavia, queste misure rischiano di alimentare l’inflazione e rallentare la crescita. Trump è un abile negoziatore e avrà tanto più successo quanto più l’Europa si presenterà debole. Questa fase storica rappresenta dunque un’opportunità per l’Ue di rafforzare la propria coesione e autonomia strategica".