REDAZIONE PISA

L’intelligenza artificiale scrive tesi, saggi e temi

Caterina Sganga, docente di diritto privato comparato alla Scuola Sant’Anna, coordina "ReCreating Europe" e ci svela i segreti e i meccanismi di OpenAi

"Un giorno le macchine ci sostituiranno, non solo nel campo dei lavori manuali ma anche nelle professioni intellettuali". Non è uno scenario distopico, ma piuttosto una previsione fondata su solide basi scientifiche come dichiara la docente di diritto privato comparato della Scuola Superiore Sant’Anna e coordinatrice del progetto europeo "ReCreating Europe", Caterina Sganga. Ci sono tecnologie, le cosiddette Intelligenze Artificiali, facilmente fruibili da tutti e nella maggior parte dei casi gratuite, che già ora sono in grado di eseguire compiti, scrivere saggi, report, tesi di laurea oppure racconti e romanzi.

Professoressa, come funzionano questi software?

"Vengono sottoposti a una banca dati e sono in grado di riprodurre le nozioni attraverso schemi preordinati. Attualmente questi sistemi sono fermi ad un livello esclusivamente cognitivo, non hanno ancora raggiunto capacità di intelligenza emotiva e sociale. La preoccupazione è il loro utilizzo in campo accademico, quando gli studenti decidono di farne ricorso per comporre un saggio scientifico o scrivere la tesi di laurea senza alcuno sforzo e riducendo drasticamente i tempi di esecuzione".

È un comportamento lecito in ambito universitario?

"Anche in questo caso specifico vale la dichiarazione di originalità dell’elaborato dello studente, quindi, fare ricorso a un sistema OpenAI è considerato un illecito per dichiarazione mendace".

Come si distingue un documento scritto da strumenti di OpenAI piuttosto che da uno studente in ‘carne e ossa’?

"Dato che non si tratta di plagio (per il quale siamo in possesso di strumenti di valutazione degli elaborati), non abbiamo a disposizione strumenti in grado di valutare se un testo è stato scritto da un essere umano o da un’intelligenza artificiale".

Quali sono i rischi per il mondo accademico?

"Il rischio è una svalutazione dell’operato degli studenti". Quindi cosa fare?

"Un software che genera un testo non è un illecito, ma piuttosto lo può essere l’uso che ne fa l’utente. Bannare la tecnologia non è la soluzione, anzi vorrebbe dire censurare anche gli utilizzi leciti".

Perciò?

"Dovremo immaginare nuove attività in ambito accademico come la risoluzione di un problema o l’applicazione di competenze pregresse dello studente oppure la realizzazione di un progetto in modo da valutare le sue reali capacità".

Qual è il rischio per le professioni del futuro?

"è in corso un dibattito sull’etica dell’introduzione di AI che porterà alla scomparsa di numerosi lavori che saranno delegati alla macchine. A correre questo pericolo saranno anche le professioni intellettuali, ma probabilmente noi non vivremo questa rivoluzione".

Ilaria Vallerini