
Il momento in cui la targa in memoria della scienziata è stata scoperta dal sindaco Conti e dalle autorità
Si è svolta ieri la cerimonia di intitolazione alla genetista e botanica Vittoria Ronchi Nuti del percorso pedonale che costeggia le mura tra Largo San Zeno e via Vittorio Veneto. Un omaggio alla scienziata, di origine trevigiana, che a Pisa condusse il suo percorso formativo raggiungendo importanti risultati riconosciuti da tutta la comunità scientifica. Alla cerimonia sono intervenuti il sindaco Michele Conti, l’assessore ai servizi demografici e toponomastica Gabriella Porcaro, Fiorella Lo Schiavo, docente di fisiologia vegetale all’Università di Padova e i figli Vittorio e Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna. Presenti anche parenti, amici e esponenti del Soroptimist Club Pisa. Un riconoscimento voluto dall’amministrazione comunale "per onorare una delle prime donne che nella nostra città ha ricoperto importanti incarichi all’interno del mondo universitario e della ricerca - ha affermato Conti -, con forte dedizione e impegno nel sostenere il contributo delle donne nella ricerca scientifica". Arrivata a Pisa come studentessa di scienze agrarie, nel 1959 Vittoria Ronchi Nuti diventa assistente alla cattedra di genetica della facoltà di agraria, prima di passare al Cnr dove viene chiamata a dirigere il laboratorio di mutagenesi e differenziamento. "Siamo molto contenti - ha aggiunto il figlio Vittorio Nuti - che l’amministrazione abbia voluto omaggiare mia madre che in questa città ha trovato anche la dimensione giusta per conciliare il suo lavoro di ricerca con gli impegni familiari". Una vita dedicata alla scienza, ma anche alla famiglia e al sociale, campo in cui Vittoria Ronchi si è sempre impegnata "incoraggiando le ragazze a intraprendere la carriera scientifica in un momento storico in cui ancora la presenza delle donne davanti a un microscopio era una novità", ha ricordato ancora Nuti. Oltre che per i suoi meriti scientifici, nel 1978 Vittoria Ronchi ricevette dalla Fao la medaglia Ceres.
Stefania Tavella