Pisa, 31 gennaio 2025 – A quanti frequentano la tenuta di San Rossore non sarà sfuggita la desertificazione dei daini. Fino a un paio di anni fa occupavano ampi spazi da Cascine Vecchie alla Punta, acquisendo con il tempo una tale confidenza che non era raro vederseli con il muso al finestrino dell’auto durante una sosta. Poi, il progressivo diradamento fino alla totale scomparsa. Oggi i residui daini di San Rossore si sono rintanati nel profondo del bosco cercando di salvare la pelle. I loro nemici dichiarati sono i lupi che in tenuta stanno crescendo.
Anche se l’amministrazione minimizza sul loro numero, c’è chi azzarda che ormai abbiano superato la trentina. Che la presenza dei daini dovesse essere contenuta è storia vecchia di oltre due secoli. Introdotti da Ferdinando III di Lorena alla fine del ’700, ben presto crearono problemi di sovraffollamento per la loro prolificità con conseguenze nefaste per il sottobosco impedendo il rigenerarsi della vegetazione. Questa constatazione portò già i Lorena e poi i Savoia a mattanze eccezionali, anche di ottocento capi alla volta come scrive Dario Simoni nel suo “San Rossore nella storia”.
Nel secolo scorso, fino alla presidenza Pertini, la situazione era tenuta sotto controllo dalle periodiche cacciate alle quali erano spesso invitati ospiti eccellenti. Si procedeva inoltre alle catture: decine di daini venivano impacchettati e spediti in qualche tenuta privata. Ma questa pratica è stata da tempo abbandonata poiché il personale del parco è ridotto ai minimi termini e deve occuparsi degli oltre 20 mila ettari dell’intero parco mentre le catture erano una specificità dei guardiacaccia presidenziali ormai usciti di scena.
Un po’ meglio se la passano i cinghiali anche se il loro nemico è soprattutto la mancanza di cibo nei mesi caldi. Se nel passato l’amministrazione, in estate, provvedeva a lasciare una certa quantità di granturco in varie zone del bosco, da almeno una ventina d’ anni questo servizio è stato sospeso e in estate capita di vedere attraversare il bosco a famigliole di cinghiali secchi ricuciti. Meglio se la cavano le volpi, presenti in grande numero in tenuta. Anche loro non hanno in grande simpatia i lupi ma non per nulla sono ‘volpi’ e quindi con l’astuzia fronteggiano i rischi. Anche se gli esperti assicurano che il lupo, se non disturbato, non aggredisce l’uomo, ormai sono poche le persone che si azzardano ad avventurarsi nel bosco. Da tempo attorno al lupo si è creato un movimento di opinione per il quale, all’augurio “in bocca al lupo”, non è politicamente corretto rispondere “crepi” ma si preferisce dire “viva il lupo”. Vallo a spiegare ai daini….
Renzo Castelli