CARLO BARONI
Cronaca

Maxi impianti di accumulo: "Scempio: 238 container da 35 tonnellate ciascuno"

Il Comitato di protesta con gli occhi puntati sulle autorizzazioni per i Bess "Dovevano nascere in zone compromesse dal punto di vista paesaggistico".

Un’immagine di come potrebbe essere, una volta completato l’impianto di accumulo

Un’immagine di come potrebbe essere, una volta completato l’impianto di accumulo

Si parla di container. Una distesa immensa fra le colline. Container per stoccare energia pulita proveniente da impianti fotovoltaici ed eolici. Alcuni di essi sono già stati autorizzati, mentre per altri c’è ancora grande attesa. Solo a Fauglia – minuscolo Comune delle colline con neanche 4mila abitanti –, secondo il comitato di cittadini che protesta, saranno 238 container da 35 tonnellate cadauno. Quali le ragioni principali della protesta? L’impatto negativo di tali impianti sul suolo e sul paesaggio.

Un caso, per Fauglia, scoppiato la scorsa primavera dopo la scoperta che il Mase (il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) aveva rilasciato l’autorizzazione alla costruzione di un impianto di accumulo a batteria (Bess) da 50 Mw. Un’operazione di enorme portata: ben 53 milioni di euro per la realizzazione. Fu subito rivolta. Ma era la punto di un iceberg. Perché di lì a poco ne venne scoperto un altro, e poi altri. Il Comitato di protesta – guidato da Mileo Ranieri – nelle settimane scorse ha messo sotto la lente l’autorizzazione concessa dal Mase all’impianto speculare, come potenza, a quello "scoperto" per primo e che fece emergere la questione di Postignano e cioè 51,75 MW. "Pensavamo che, essendo la potenza speculare al primo Bess, ci fosse anche lo stesso numero di container – spiega Ranieri, dopo aver letto l’autorizzazione –.

Purtroppo non è così: qui si parla di batterie a ioni di litio però utilizzando la tecnologia ferro litio fosfato e si parla quindi di 14 isole con 6 container per isola e pertanto i mostri saranno ben 84.

"Intanto il Ministero dell’Interno, poco prima della fine dell’anno, ha approvato alcune linee guida specifiche per gli impianti Bess – spiega ancora Ranieri –. Non è un aspetto marginale in quanto, prima, veniva considerato come possibile carico d’incendio solo il trasformatore con olio. Adesso, invece, occorre considerare anche le batterie al litio come aggravio del rischio. E’, del resto, quello che avevamo fatto presente come Comitato facendo partire, a primavera scorsa, un esposto al comando provinciale dei vigili del fuoco di Pisa, facendo presente come, soprattutto per il primo impianto di via Postignano, l’azienda avesse ottenuto il nulla osta funzionale, nonostante il progetto presentato descrivesse come sistema di prevenzione, due estintori a polvere, uno a Co2 e nessuna rete a idranti. Inoltre, via Postignano, è interdetta al traffico sopra i 35 quintali e presenta pendenze e raggi di curvatura non idonei alle auto pompe".

Ma al di là delle questioni tecniche resta in piedi per i cittadini, tutto il tema dello scempio paesaggistico. ""Va bene la transizione ecologica, va bene la decarbonizzazione da realizzare nel più breve tempo possibile, ma non si capisce perché questa e altri tipi di realtà come queste – dice il comitato – non possa essere realizzata in zone già compromesse dal punto di vista paesaggistico e ambientale, come le zone industriali, o come in questo caso, più semplicemente di fianco alla centrale Terna. Si preferisce utilizzare zone agricole, sottrarre suolo senza alcuna garanzia sul futuro di queste opere". Secondo il comitato mancano anche garanzie sulla gestione del fine vita di queste realtà: "in mancanza di garanzie il Comune di Fauglia, tra 15 anni, potrebbe trovarsi suo malgrado a gestire lo smaltimento di 8.330 tonnellate di batterie al litio". Per il primo impianto Bess è stato fatto anche ricordo al Tar. "Sono già passati diversi mesi – conclude Ranieri – e auspichiamo che in questa prima parte dell’anno artrivi il pronunciamento".

Carlo Baroni