"La violenza contro il personale sanitario ha conseguenze devastanti non solo per chi lavora, ma per l’intero sistema e spinge sempre più medici verso la sanità privata. Il servizio pubblico è un pilastro del nostro Paese e sinonimo di eccellenza: dobbiamo prendercene tutti cura". Analisi sconsolata ma chiara quella di Giovanni Migliore, presidente nazionale della Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) che ieri a Pisa è stato il padrone di casa di un evento dedicato alla violenza in corsia e a come fare per risolverla. "Il sovraffollamento dei pronto soccorso, le lunghe attese rappresentano - spiega - le cause principali delle tensioni, mentre la perdita di fiducia nel Ssn, alimentata da una comunicazione focalizzata solo sulla malasanità, contribuisce al clima di ostilità. Anche la crescente pressione sugli ospedali, aggravata da carenze strutturali e di personale, aumenta il rischio di conflitti tra operatori e pazienti".
Una strada senza uscita?
"Lo è se non iniziamo un lavoro per ricucire l’alleanza tra cittadini e sistema sanitario, rafforzando fiducia e rispetto reciproco. In primis migliorando l’organizzazione del sistema sanitario per ridurre le tensioni, in particolare nei pronto soccorso, dove sovraffollamento e lunghe attese sono spesso all’origine di episodi di aggressività".
Poi?
"Va cambiata la narrazione della sanità. Si basa su giudizi assolutamente ingenerosi. Sono stufo delle polemiche contro il servizio sanitario nazionale che, spesso per strumentalizzazioni politiche, viene raccontato come crisi e difficoltà, dove c’è anche e soprattutto eccellenza, innovazione e impegno quotidiano di migliaia di professionisti".
Ma denunciare le difficoltà del Ssn aiuta a migliorarlo.
"Certo, ma un racconto continuo di un servizio sanitario in crisi perenne, a corto di risorse, esaspera gli animi di chi lavora e di chi ha bisogno di cure, alimentando sfiducia e ostilità che sfociano nelle aggressioni".
Maggior severità non basta?
"Bisogna ampliare la prospettiva: l’inasprimento delle pene per chi aggredisce il personale sanitario è un segnale importante, ma la deterrenza da sola non basta. Servono ambienti di lavoro sicuri, formazione adeguata per gli operatori, un monitoraggio costante del fenomeno, trasparenza, comunicazione chiara e valorizzazione delle cure primarie".
Aumentare il numero di poliziotti nei presidi sanitari?
"Non per me, la militarizzazione non migliora le cose. Piuttosto puntiamo a rafforzare la sanità territoriale perché sia l’alternativa concreta ai pronto soccorso e rivediamo il sistema di continuità assistenziale, dove 10mila guardie mediche operano in un contesto che non risponde più alle reali esigenze dei cittadini". Le nuove tecnologie? Saranno utili in questa missione?
"Penso che saranno la nuova frontiera. Per questo stiamo valutando la possibilità di avere un’intelligenza artificiale nelle sale d’attesa che, in tempo reale, acquisisca informazioni per mitigare la frustrazione, ansia o le problematiche, rispondendo alle esigenze dei pazienti in modo personalizzato".
Mar.Fer.