REDAZIONE PISA

Migrazioni e tasso di natalità . In Occidente: quale futuro?

Il fenomeno attraverso i secoli da Seneca ai giorni nostri: la sfida dei più giovani. CLASSE II F DELLA SCUOLA PRIMARIA DI SECONDO GRADO, IC FUCINI SUCCURSALE, PISA . .

Un’immagine simbolo dell’immigrazione (. foto presa dal web

Un’immagine simbolo dell’immigrazione (. foto presa dal web

La migrazione è lo spostamento permanente o a lungo termine di un individuo o un gruppo di persone dal proprio luogo di origine ad un altro. Spostarsi e capacità di migrare sono qualità innate negli esseri umani che ne hanno permesso la sopravvivenza. Si può migrare perché scacciati da conflitti, pestilenze o terremoti, oppure ci si sposta alla ricerca di migliori condizioni di sopravvivenza o di vita. Le migrazioni si possono classificare sulla base del grado di libertà individuale oppure all’altro estremo per l’assoluta mancanza di libertà di scelta: è il caso delle migrazioni forzate, di cui la tratta degli schiavi dall’Africa all’America è l’esempio più macroscopico e triste della nostra storia. Duemila anni fa Seneca descriveva il mondo conosciuto come un insieme di molte etnie, culture e lingue: un mondo di migrazioni. La fondazione delle colonie Greche nel Mediterraneo è un esempio di migrazione organizzata in conseguenza della crescita demografica e della scarsità di terra della madre patria. Diversa, invece, fu la mobilità nel mondo romano poiché qui una delle forze motrici dei processi migratori fu l’esercito, perché al termine del servizio di leva i legionari venivano ricompensati con somme di denaro o assegnazione di terre nei domini dell’impero. Tra il 1500 e la metà del 1800, con la scoperta di nuove terre e le innovazioni tecnologiche, le rotte migratorie divennero più veloci grazie anche alla navigazione a vapore. Dagli anni ’30 dell’800 l’emigrazione Europea divenne un fenomeno di massa. Nella prima parte del XX secolo l’Europa, dal punto di vista migratorio è stata caratterizzata da un’intensa immigrazione che ha contribuito al popolamento delle Americhe e dell’Oceania.

Nel cinquantennio precedente alla Prima Guerra Mondiale la crescita dell’industria e il miglioramento delle infrastrutture aveva rafforzato anche le migrazioni all’interno dell’Europa. Dopo la metà del ’900 il miglioramento delle condizioni sociali ha ridotto le migrazioni verso l’America ed altri continenti e dal 1970 il flusso migratorio si è invertito. Dal 1980 nei paesi occidentali e in particolare dell’Europa meridionale (Italia, Grecia e Spagna) il tasso di natalità ha cominciato a diminuire. Ci sono tanti motivi ma tra i più importanti vi è la raggiunta emancipazione della donna che può decidere di studiare e lavorare rispetto a un secolo fa quando tutto ciò le era precluso ed era obbligata a sposarsi, fare figli e occuparsi della casa. Se vogliamo restituire alle migrazioni la funzione positiva nello sviluppo della società, la sfida per noi giovani generazioni di oggi, che siamo nati in una società multietnica, sarà riuscire a trovare corrette politiche migratorie, maggiore cooperazione tra stati e un governo mondiale per gestire i flussi migratori del futuro, poiché la popolazione mondiale sta crescendo a ritmi sostenuti e lo spazio abitabile sarà ridotto.