Una biopsia non necessaria e che purtroppo portò alla morte di un paziente. Il Tribunale di Pisa, sezione civile, ha dato ragione alla famiglia di un uomo, originario di Santa Croce, i parenti in parte sono di San Miniato, che è morto dopo una biopsia pleurica. L’Aoup di Pisa è stata condannata a risarcire per circa un milione di euro gli eredi.
Era il 2016 e l’uomo, un 78enne, dopo un’influenza arrivò in ospedale con problemi ai polmoni. Fu ricoverato e partirono così gli accertamenti. La sua residenza, Santa Croce, considerata zona ad alta incidenza di tumori, fece scattare il sospetto che avesse un mesotelioma.
Da qui l’esame invasivo. "Ma non sarebbe stato necessario perché non c’erano altri sintomi riconducibili", è stata la conclusione del perito di parte.
La biopsia fu eseguita. Un intervento che innescò un’emorragia che i medici non riuscirono a tamponare ("il sanguinamento non fu dominato"). L’accertamento è stato definito dal perito come ingiustificato. Ma secondo quanto ricostruito dalla difesa, sostenuta dagli avvocati Andrea Massaini del foro di Firenze e Chiara Rossi del foro di Pisa, una ricostruzione evidentemente confermata dai giudici, ci furono anche altre negligenze. L’uomo, infatti, prendeva un anticoagulante che non "fu sospeso prima di eseguire la biopsia".
Per il Tribunale le condotte dei sanitari (comprese la gestione dei drenaggi e delle emorragie) hanno avuto "un nesso di causalità materiale" con il decesso del signore.
La struttura sanitaria pisana dovrà ora risarcire ("condotta colposa") complessivamente i familiari del 78enne per oltre 987mila euro (ripartiti tra la moglie e figli), oltre alle spese processuali e quelle per il consulente.
La sentenza del Tribunale pisano è solo di pochi giorni fa.
Antonia Casini