FRANCESCO BONDIELLI
Cronaca

Scompare Gianfranco Leonardi, l'artista del panino

Il titolare del locale "La Carta Gialla" era malato da tempo

Gianfranco Leonardi

Pisa, 27 novembre 2016 - Entrando in via Fucini da piazza San Paolo all’Orto, la situazione all’ora di pranzo era questa: una decina di persone, soprattutto studenti, chiacchierava amabilmente, un’altra decina (almeno) componeva la fila che culminava all’interno del piccolo locale ubicato al civico 7 e chiamato «La Carta Gialla». Tutti, rigorosamente, alla ricerca di un panino, o intenti a mangiarlo. E che panino. Gianfranco Leonardi, il titolare, riempiva di allegria e calore le pause pranzo di mezza Pisa, assieme alla moglie Maria Rita e alla figlia Lisa. Aneddoti, curiosità sugli ingredienti, racconti su argomenti di ogni tipo. Insomma, Gianfranco ti faceva sentire a casa.

Ma da ieri, questo senso di casa e di familiarità è svanito. Gianfranco Leonardi si è spento la notte tra il 25 e il 26 novembre in seguito a una lunga malattia. E quel senso di non afferrabilità delle cose, o di stupore misto a tristezza, ha colto di sorpresa i più affezionati clienti dell’«officina» del panino. Già, l’«officina». È stato bellissimo vedere come le passioni di Gianfranco si siano tramutate in lavoro. Qualche anno fa ci aveva raccontato il segreto dei suoi panini, che stava soprattutto nella maniera di rendere armonioso ogni passaggio: dal taglio del pane, alla scelta degli abbinamenti, fino alla presentazione al pubblico.

A questa «officina», Gianfranco era arrivato grazie all’entusiasmante esperienza del ristorante omonimo, «La Carta Gialla», sulle colline di Crespina, in provincia di Pisa, aperto nel 1989 dopo aver lavorato nella gioielleria di famiglia, a Livorno, dov’è professionalmente nato. La ristorazione era nel destino di Gianfranco. «E aveva clienti affezionati anche molto importanti – racconta il figlio Luca –. Da Giovanni Alberto Agnelli, a Forattini, da Giancarlo Giannini, fino a Gabriella Ferri, che spesso si fermava a parlare a lungo con mio padre». Sì, perché la qualità migliore di Gianfranco era la cura dei rapporti personali coi clienti, con cui stringeva spesso amicizia, ricambiato. «Ho lavorato con lui – prosegue Luca – nel locale fin da ragazzo, e ho imparato tantissimo. Tra le particolarità ricordo che mio padre spesso rifiutava il pagamento con il bancomat e pronunciava una di quelle frasi che non si sentono più: ‘Ci si rifà’. Pensare che proprio così conobbi mia moglie».

Ma Gianfranco era anche un pittore. «E molto bravo – dice Luca –. Ha venduto molti quadri, spesso gli chiedevano quelli che usava per abbellire il locale, pratica in cui era fenomenale. Tra le due passioni, l’arte è quella che perseguito con meno intensità, ma è rimasta, diciamo, una costante della sua vita. Forse è rimasta negli abbinamenti culinari. Mi preme dire come io abbia conosciuto tardi il vero Gianfranco, ma è stato importantissimo farlo in tempo e diventare suo amico, oltre che figlio. Lui, come mia madre e tutta la famiglia, è stato di grande aiuto nella mia crescita persona e professionale. Certe cose si danno per scontate, invece bisogna fermarsi e riflettere più spesso sul presente e sulle persone che ci crescono e ci stanno accanto». Innamorato di Venezia, per sua volontà le ceneri verranno disperse nella laguna più famosa del mondo. Grande appassionato della storia e della filosofia degli indiani d’America, la sua bara sarà ornata dal figlio Luca con una freccia. Gianfranco lascia la moglie Maria Rita e i figli Lisa, Lara e Luca. Le esequie saranno celebrate oggi, alle 15, nella chiesa di Santo Stefano a Porta a Lucca. Alla famiglia vanno le nostre più sentite condoglianze.