di Gabriele Masiero
PISA
Malato da tempo per altri gravi patologie, il Covid se lo è portato via qualche giorno dopo la morte della signora Gemma, la compagna di vita degli ultimi 15 anni, anche lei stroncata dal Covid. Manrico Marianelli si è spento ieri a 88 anni nella clinica Villa Donatello di Firenze, e con lui si chiude una pagina epica dell’imprenditoria toscana. Insieme al fratello Mario, scomparso nel 2013, aveva fondato la conceria Marianelli e successivamente la pelletteria omonima più importante del Comprensorio del Cuoio e tra le più importanti del mondo, capace di confezionare impareggiabili borse per le principali griffes di moda: da Les Copains a Bluemarine. Dopo il successo industriale, lui e il fratello avevano dimostrato anche uno straordinario fiuto negli affari immobiliari, soprattutto nel settore turistico e ricreativo: avevano acquistato "Il Trenino", il complesso immobiliare dove si trova Don Carlos di Chiesina Uzzanese, la discoteca Exscalibur di Montecatini e il Quetzal di Serravalle. Ma i fratelli Marianelli hanno messo la firma anche sulle più grandi trasformazioni immobiliari del litorale pisano: erano soci con la famiglia Panchetti del porto di Boccadarno (del quale possiedono ancora una partecipazione del 35%) e del Cosmopolitan golf club. Della famiglia Marianelli erano anche l’Hotel Continental e il Bagno Mary, ma hanno posseduto anche le discoteca Pepila. Tutte attività che con il tempo sono state affidate in gestione ad altri soggetti imprenditoriali, ma che con il marchio della famiglia di pellettieri di Fucecchio hanno scritto pagine straordinarie nel rilancio turistico di Tirrenia e Marina di Pisa. In città invece Manrico Marianelli era tuttora il proprietario dell’Hotel Kinzica in piazza Arcivescovado e l’hotel Bonanno in via Gabba, anche se la gestione di entrambi gli alberghi era affidata ad altri.
E poi, dello sterminato patrimonio immobiliare di famiglia, ci sono decine di capannoni industriali e terreni sparsi in giro per la Toscana e l’Italia. A Malindi, in Kenia, il fratello di Manrico Marianelli, Mario, aveva acquistato, una villa trasformata in resort che dopo la sua morte, nel 2013, fu assegnato in eredità a un medico pisano con il compito di trasformarlo in un orfanotrofio. Già allora il patrimonio familiare (composto da decine di milioni di euro di beni mobiliari, immobiliari e partecipazioni azionarie) fu parcellizzato tra gli eredi (i pronipoti di Mario, che non aveva figli, e che inserì nel testamento una ventina di beneficiari tra ospedali ed enti benefici che si sono spariti 6 milioni di euro).
Ora le proprietà di famiglia passeranno agli eredi di Manrico, un figlio, nato nel primo matrimonio, e due nipoti. Manrico e Mario Marianelli sono stati due icone di un capitalismo industriale di altri tempi,. fatto di understatement e di attenzione al territorio e ai più fragili. Con loro termina definitivamente una storia industriale toscana unica e irripetibile,