Nasce la piazza "Vittime di femminicidio"

Intitolazione per il parcheggio del campo sportivo: lì furono trovati i corpi di Elisa Amato uccisa dal fidanzato che poi si suicidò

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Elisa Amato è la commessa di 29 anni, pratese, uccisa dall’ex fidanzato, originario di San Miniato, che dopo averle sparato in auto si tolse la vita. I corpi dei due giovani furono trovati alle prime luci dell’alba del 26 maggio 2018 a San Miniata. Un episodio agghiacciante di femminicidio che sconvolse l’intera Paese che ha occupato anche i salotti televisi, da Quarto Grado ad Amore Criminale. Quella piazza, ai piedi della Rocca, si chiamerà piazza Vittime di femminicidio: si tratta del piccolo parcheggio adiacente il campo sportivo in via Fornace vecchia.

La cerimonia si svolgerà giovedì 25 novembre, alle 11, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ed è organizzata dal Comune di San Miniato in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità di San Miniato, alla presenza dei familiari della giovane, dell’amministrazione comunale di Prato, della Regione Toscana, della Diocesi di San Miniato, dei Centri antiviolenza Frida di San Miniato e La Nara di Prato, dei carabinieri del Comando di San Miniato e Prato (i due comandi effettuarono le indagini), delle studenti e degli studenti dell’It Cattaneo. "Questa intitolazione è frutto di un lungo percorso avviato con la Commissione che oggi possiamo realizzare grazie al nulla osta concessoci dalla Prefettura di Pisa - spiega l’assessora alle pari opportunità Elisa Montanelli -. E’ stata una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica nazionale e ha segnato profondamente la nostra comunità; per questo abbiamo deciso di intitolare questa piazza alle vittime di femminicidio e di allestire una panchina rossa intitolata alla memoria di Elisa Amato, per dire fermamente no ad ogni violenza di genere".

"Questa piazza e la panchina rossa ci ricordano non solo Elisa Amato ma tutte le donne che, ogni giorno, subiscono violenza, molte di loro trovando addirittura la morte. Tutti quanti, come comunità, dobbiamo fare ancora tantissimo per combattere questa violenza che purtroppo è viva ed è nelle nostre case e nelle nostre famiglie, prima di tutto - aggunge il sindaco di Simone Giglioli -. I familiari di Elisa sono portatori di una testimonianza importante, non solo per ricordarci quanto sia ancora tanto il lavoro da fare per combattere la cultura della violenza, ma anche per testimoniare che l’amore e l’impegno civile possono essere i veicoli attraverso i quali insegnare alle nuove generazioni".

Carlo Baroni