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Né Oriente né Occidente: "Nasce un mondo nuovo e si chiama ’Occiriente’"

Oriente e Occidente, due categorie che bloccano culture, religioni e persone in immaginari fissi e monolitici e che non reggono...

Oriente e Occidente, due categorie che bloccano culture, religioni e persone in immaginari fissi e monolitici e che non reggono alla prova della storia, tantomeno a quella della contemporaneità dove sempre di più Oriente e Occidente si mescolano. Una compenetrazione a cui contribuiscono giorno dopo giorno i figli e le figlie delle migrazioni che stanno riscrivendo un mondo nuovo che riguarda tutte e tutti noi e che avrebbe senso chiamare "Occiriente", perché appunto Oriente e Occidente sono uno dentro l’altro. E’ questa l’idea che sta alla base del libro di Renata Pepicelli, professoressa all’Università di Pisa, intitolato appunto "Né Oriente né Occidente. Vivere in un mondo nuovo" (Il Mulino, 2025) e che sarà presentato per la prima volta domenica alle 17 presso il Cinema Lumiere in dialogo con Stefano Gallo e Dia Papa Demba.

"Nel mio libro rileggo le categorie di Oriente e Occidente in una prospettiva storica – spiega la professoressa – e mostro come queste categorie siano dei costrutti culturali. Il loro utilizzo, spesso ancora oggi, è il prodotto di un pensiero coloniale ed eurocentrico. Nel primo capitolo parlo di invenzione di queste categorie, forte di quello che meglio e prima di me avevano già affermato intellettuali come Antonio Gramsci". La compenetrazione dell’Oriente e dell’Occidente è evidente in Italia, se si pensa a cantanti come Ghali, alla pallavolista Paola Egonu, alle scuole plurali e multiculturali nelle nostre città. "A partire dagli anni Ottanta – aggiunge Pepicelli – importanti trasformazioni sociali e culturali sono avvenute in Italia a seguito ai flussi migratori che hanno portato a significativi cambiamenti del concetto di identità Italiana, un concetto che va ripensato e riscritto alla luce della pluralità culturale e religiosa che oggi attraversa il paese".

Il libro di Renata Pepicelli offre dunque una rilettura e una decostruzione delle categorie di Oriente e Occidente. Ad esempio parliamo di Medio Oriente, ma Medio Oriente rispetto a cosa? E queste categorie e definizioni persistono al tempo e sono penetrate anche nei paesi colonizzati. "Un importante giornale arabo – aggiunge Pepicelli – si chiama al Sharq al Awsat, che vuol dire appunto ’Medio Oriente’. Questo per dire come certe definizioni siano state interiorizzate anche nei paesi colonizzati". A rendere bene l’idea di come le categorizzazioni di Oriente e Occidente siano dei costrutti culturali è l’esempio in apertura del libro stesso: re Ruggero II, incoronato re di Sicilia nel 1130, decise di non fare piazza pulita della precedente cultura arabo-islamica, ma fece tesoro di tutto ciò che di meglio i precedenti conquistatori avevano lasciato: dalle maestranze ai grandi pensatori arabi che vivevano in Sicilia e nel Mediterraneo. "A partire da questa prospettiva chiese a un geografo arabo, al-Idrisi, di disegnare il mondo – conclude Pepicelli –. Al-Idrisi produsse mappe che mostravano il mondo capovolto: il nostro nord era a sud e viceversa, i paesi dell’Africa a nord e l’Italia a sud".

Maria Cristina Capaccioli