MARIO FERRARI
Cronaca

Negozi di vicinato: è crisi: "Chiusi in media 28 l’anno"

L’allarme del presidente di Confcommercio Provincia di Pisa, Federico. Pieragnoli: "Sicurezza e decoro scadenti, mancati aiuti dalle istituzioni". .

Negozi di vicinato: è crisi: "Chiusi in media 28 l’anno"

Negozi di vicinato: negli ultimi 11 anni sono 304 quelli che hanno chiuso i battenti

"La situazione del commercio di vicinato a Pisa è critica". Non usa mezzi termini Federico Pieragnoli, direttore di Confcommercio Pisa, parlando dello spettro della desertificazione commerciale che, secondo l’analisi di SWG, è in forte crescita tanto in Italia quanto in città. Dal 2012 a giugno 2023 (il periodo preso in esame) sono infatti 304 i negozi al dettaglio chiusi a Pisa, con una media di 28 attività perse ogni anno. Le cause, secondo il direttore di Confcommercio sono molteplici: "sicurezza scadente, poco decoro e soprattutto mancato sostegno da parte delle istituzioni agli imprenditori, massacrati dalle tasse. Servono aiuti concreti da parte del governo, che si estendano poi a regioni e comuni. Questi ultimi - aggiunge - dovrebbero utilizzare una parte del bilancio per sostenere i commercianti. In campagna elettorale ogni schieramento ritiene i negozi un valore aggiunto fondamentale della città: è il momento di investire sugli imprenditori, che arrivano a pagare anche il 70% di imposte". Il calo più forte di negozi nella città di Pisa ha interessato proprio i titolari di attività di commercio al dettaglio ambulante: da 211 imprese sono calate a 131 (-38%).

Saldo negativo anche per la media e grande distribuzione, che perde 28 attività in dieci anni (-40%), per i negozi al dettaglio di alimentari e bevande, che scendono da 146 a 125, e il comparto dei prodotti non alimentari che passa dalle 390 attività del 2012 alle 306 del 2023 (-21%). In dieci anni Pisa ha perso il 24% del commercio al dettaglio, il 16% negli ultimi quattro anni e mezzo. Il dato negativo del centro città è addirittura peggiore nelle le zone periferiche, dove i negozi di alimentari e bevande scendono dai 62 del 2012 ai 34 del 2023 (-45%), i negozi classificati come articoli ricreativi e culturali (libri, giochi e articoli sportivi), passati da 135 a 84 (-37%), i negozi di tessili, prodotti per la casa e ferramenta, da 80 a 52 (-35%). Diminuisce progressivamente il numero dei bar, passati da 290 a 225 in poco più di un decennio (-22%). La desertificazione delle attività, secondo il direttore di Confcommercio, è un problema che colpisce tutta la cittadinanza. "Inutile girarci intorno: senza negozi siamo tutti più poveri e più infelici. Il 22% degli italiani ipotizza di cambiare abitazione nel caso in cui la progressiva chiusura dei negozi dovesse acuirsi nella zona in cui abita. Per non parlare della tristezza che l’83% degli intervistati dichiara di provare a fronte della chiusura dei negozi sotto casa propria. Soltanto con un abbattimento serio delle imposte o un aumento di incentivi e contributi anche per chi apre si può risolvere la situazione. Altrimenti - avverte Pieragnoli - la città si svuoterà sempre di più di negozi appetibili. E sarà un impoverimento per tutti".