STEFANIA TAVELLA
Cronaca

Negozi di vicinato in estinzione: "Solo in città chiuse 304 attività"

Confcommercio traccia il quadro della provincia. Il direttore Pieragnoli: "Emergenza che va affrontata"

Uno scorcio del Corso Italia, asse commerciale di Pisa

Uno scorcio del Corso Italia, asse commerciale di Pisa

Non si arresta la desertificazione commerciale nel territorio pisano. Sono 304 i negozi al dettaglio che, solo nella città di Pisa, hanno abbassato la saracinesca dal 2012 a oggi, con una media di 28 attività perse ogni anno. E il bilancio del 2024 in tutta la provincia è particolarmente grave per le attività ambulanti (56 in meno rispetto al 2023) e i bar (18 in meno). Un quadro che rivela l’avanzata in tutto il territorio del fenomeno che sembra colpire soprattutto il commercio di vicinato. "Si tratta di un vero e proprio spettro - commenta il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli - che si sta aggirando nel nostro paese e che rischia concretamente di portare un futuro da incubo nelle nostre città e nei nostri borghi". Secondo l’ultima indagine di Confcommercio "l’88% degli italiani vuole vivere nei quartieri dove ci sono più negozi di prossimità - prosegue Pieragnoli - e conferma nei numeri quanto sosteniamo da sempre, ovvero che i cittadini vogliono vivere dove ci sono negozi. A Pisa e provincia, in un contesto economico complessivamente in salute, le difficoltà riguardano soprattutto il commercio al dettaglio, che nel 2024 ha perso 94 attività". Un trend che conferma i dati pubblicati dall’Osservatorio Confcommercio su base decennale: ad oggi a Pisa c’è stato un calo di attività del 24% rispetto al 2012, alla media di 28 chiusure ogni anno. Preoccupante anche in questo caso il calo delle attività ambulanti (-38% dal 2012 al 2023), media e grande distribuzione (- 40%) e negozi di tessili, prodotti per la casa e ferramenta (- 36%), aumentano alberghi e servizi di alloggio (+ 35%), tiene la ristorazione (+ 10%)".

Un’emergenza di fronte alla quale "non possiamo essere lasciati soli - continua il direttore di Confcommercio -. Da almeno un decennio siamo soli a combattere contro grandi piattaforme globali dell’online, che non pagano tasse e impoveriscono i nostri territori. Il commercio di vicinato, contrariamente ad altre realtà produttive del nostro paese che possono contare su soldi statali, non riceve aiuti e sostegni e si trova a fare i conti con un’imposizione fiscale eccessiva e una burocrazia inefficace e macchinosa". Quella affrontata dai negozi di prossimità è per Pieragnoli una battaglia "impari di fronte alle liberalizzazioni selvagge, a scapito dei servizi, della vivibilità, della sicurezza e dell’attrattività delle nostre città. Senza aiuti e sostegni concreti - conclude -, le insegne delle nostre città sono destinate a spegnersi definitivamente e bisogna intervenire subito per invertire questa tendenza, prima che sia troppo tardi".

S.T.