
Uno scorcio del Corso Italia, asse commerciale di Pisa
Non si arresta la desertificazione commerciale nel territorio pisano. Sono 304 i negozi al dettaglio che, solo nella città di Pisa, hanno abbassato la saracinesca dal 2012 a oggi, con una media di 28 attività perse ogni anno. E il bilancio del 2024 in tutta la provincia è particolarmente grave per le attività ambulanti (56 in meno rispetto al 2023) e i bar (18 in meno). Un quadro che rivela l’avanzata in tutto il territorio del fenomeno che sembra colpire soprattutto il commercio di vicinato. "Si tratta di un vero e proprio spettro - commenta il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli - che si sta aggirando nel nostro paese e che rischia concretamente di portare un futuro da incubo nelle nostre città e nei nostri borghi". Secondo l’ultima indagine di Confcommercio "l’88% degli italiani vuole vivere nei quartieri dove ci sono più negozi di prossimità - prosegue Pieragnoli - e conferma nei numeri quanto sosteniamo da sempre, ovvero che i cittadini vogliono vivere dove ci sono negozi. A Pisa e provincia, in un contesto economico complessivamente in salute, le difficoltà riguardano soprattutto il commercio al dettaglio, che nel 2024 ha perso 94 attività". Un trend che conferma i dati pubblicati dall’Osservatorio Confcommercio su base decennale: ad oggi a Pisa c’è stato un calo di attività del 24% rispetto al 2012, alla media di 28 chiusure ogni anno. Preoccupante anche in questo caso il calo delle attività ambulanti (-38% dal 2012 al 2023), media e grande distribuzione (- 40%) e negozi di tessili, prodotti per la casa e ferramenta (- 36%), aumentano alberghi e servizi di alloggio (+ 35%), tiene la ristorazione (+ 10%)".
Un’emergenza di fronte alla quale "non possiamo essere lasciati soli - continua il direttore di Confcommercio -. Da almeno un decennio siamo soli a combattere contro grandi piattaforme globali dell’online, che non pagano tasse e impoveriscono i nostri territori. Il commercio di vicinato, contrariamente ad altre realtà produttive del nostro paese che possono contare su soldi statali, non riceve aiuti e sostegni e si trova a fare i conti con un’imposizione fiscale eccessiva e una burocrazia inefficace e macchinosa". Quella affrontata dai negozi di prossimità è per Pieragnoli una battaglia "impari di fronte alle liberalizzazioni selvagge, a scapito dei servizi, della vivibilità, della sicurezza e dell’attrattività delle nostre città. Senza aiuti e sostegni concreti - conclude -, le insegne delle nostre città sono destinate a spegnersi definitivamente e bisogna intervenire subito per invertire questa tendenza, prima che sia troppo tardi".
S.T.