No al gruppo unitario Ma Martinelli incassa la regia del centrosinistra Soluzione ‘salomonica’

Non passa la proposta anciata da Danti dopo il ballottaggio e sposata dall’ala sinistra, ma il candidato sindaco civico riformista sarà comunque il coordinatore, pur nell’autonomia dei singoli gruppi .

No al gruppo unitario  Ma Martinelli incassa  la regia del centrosinistra  Soluzione ‘salomonica’

No al gruppo unitario Ma Martinelli incassa la regia del centrosinistra Soluzione ‘salomonica’

di Gabriele Masiero

PISA

Tramonta definitivamente l’ipotesi del gruppo unico del centrosinistra in consiglio comunale sotto al guida di Paolo Martinelli, al quale sarà però lasciato un ruolo di regista alla guida di una consulta permanente delle forze politiche della coalizione per le iniziative fuori e dentro il palazzo . Lo ha deciso ieri l’assemblea comunale del Pd che ha votato all’unanimità un documento che spazza via l’idea di una leadership indiscussa del candidato sindaco. Del resto la proposta, lanciata per primo dal segretario regionale di Sinistra italiana Dario Danti subito dopo il ballottaggio e sposata anche dall’ala sinistra dem, non ha convinto neppure l’attivo degli iscritti che martedì sera si è riunito al circolo di Riglione e che al termine di una riunione, a tratti molto tesa, ha sconfessato anche la linea del segretario pisano del Partito Democratico (e primo degli eletti) Andrea Ferrante, che inizialmente aveva sostenuto questa possibilità.

"Abbiamo fallito nella tenuta verso il centro e abbiamo anche fallito il recupero dall’astensionismo - è stato in estrema sintesi il ragionamento di Ferrante davanti a un centinaio di militanti - ma siamo riusciti a creare una mobilitazione ampia che ha portato a votare il grosso dei nostri sostenitori". Una situazione, secondo il segretario, che ha portato a una sconfitta onorevole. Da qui la necessità di riconoscere una leadership a Martinelli. Ma dagli iscritti sono piovuti tanti no al gruppo unitario e il segretario ha dovuto ripiegare sul coordinamento politico pur nell’autonomia dei singoli gruppi consiliari. E c’è anche chi ha invocato le sue dimissioni perché il "risultato elettorale è stato deludente".

Alla fine la sintesi è il solito documento di mediazione tra le diverse anime dem nel quale si afferma che "il Pd ritiene indispensabile avviare una nuova fase di elaborazione e rinnovamento politico" dentro il partito per recuperare "consenso tra i cittadini che non hanno partecipato al voto o hanno scelto altre proposte politiche". Una sostanziale bocciatura delle scelte fatte finora ma senza buttare via il bambino e l’acqua sporca, riconoscendo dunque a Martinelli una sorta di fiducia a tempo attraverso "in questa prima fase, una forma di raccordo tra le forze politiche e civiche della coalizione, capace di costruire un’organizzazione strutturale nelle forme di una Consulta politica permanente". Ma in consiglio comunale, conclude il documento del parlamentino dem, "opportuno rimettere al dialogo tra i singoli gruppi l’individuazione delle giuste forme di raccordo, considerando la pluralità delle voci e la capacità di parlare a vari segmenti della città un valore irrinunciabile" perché, è la conclusione, "il Pd non può e non deve abdicare alla sua funzione di protagonista anche nella costruzione di un percorso di allargamento che consenta di integrare la proposta politica che nelle recenti elezioni si è rivelata non sufficiente". Linea condivisa anche dalla senatrice Ylenia Zambito che però auspica una "condivisione di scelte e indirizzi politici, attraverso un lavoro comune dei gruppi".