di Francesca Bianchi
PISA
I pisani e "Bruno", un amore che ha attraversato le generazioni. Un rapporto fatto di certezze e sapori veri. I turisti e "L’antica Trattoria Da Bruno", una tappa fondamentale per chi, arrivando in città, desiderava provare le storiche ricette. Un patrimonio che non può, anzi non deve andare perduto. In via Luigi Bianchi le luci sono spente, da qualche mese, la porta è sbarrata. In molti si sono chiesti come mai. Una pausa o una chiusura definitiva? "Il mio desiderio è che luci possano tornare presto ad accendersi. Che qualcuno, amante della ristorazione, voglia subentrare a noi per portare avanti la storia e il nome del nostro locale". A parlare è Roberta Cei ed il suo è un appello che viene dal cuore. Piero - babbo Piero – lo conoscono tutti. È il titolare della storica trattoria che ha custodito fino ad oggi i piatti della tradizione pisana. Ottantatré anni di cui sessanta vissuti all’interno della trattoria. Il suo caloroso benvenuto ha accolto, giorno dopo giorno, a pranzo e cena, le famiglie pisane, vip, personaggi del mondo dello spettacolo, professionisti e big della politica. Tra un piatto di zuppa e uno di baccalà coi porri si sono costruite strategie e reti. La storia e la cronaca di Pisa sono passate di lì. Poi gli anni sulle spalle sono diventati tanti ed arrivato lo stop del Covid. Adesso il locale è in vendita.
"Il periodo legato all’emergenza sanitaria è stato durissimo per chi come noi opera nella ristorazione, abbiamo mantenuto il filo con la clientela facendo un po’ di asporto ma la nostra cucina non è fatta per questo – spiega la figlia Roberta -. I nostri clienti affezionati ci sono stati vicini e li ringraziamo. Ma i problemi economici non sono mancati. Non solo: il mio babbo, nel frattempo, non è stato bene e ha dovuto affrontare anche un ricovero in ospedale. Ha lavorato fino al 14 febbraio 2021, poi non ce l’ha fatta più. Mia mamma Graziella che è sempre stata l’anima della cucina, gli è stata ed è accanto. E venendo meno loro, che sono da sempre le colonne portanti di questo locale, io e mio marito Giovanni, già con un altro lavoro da portare avanti, non ce la siamo sentita di continuare da soli. È stata una decisione sofferta, che abbiamo preso però tutti insieme. Lo spazio nel frattempo si è anche ridotto: le prime due stanze, che non erano di proprietà, le abbiamo già lasciate (ed è qui che è comparso il cartelo ‘Affittasi’ che ha colpito molti passanti, ndr). I posti attualmente sono circa 5055. Il ristorante di fatto è chiuso e in vendita".
Un pezzo di cuore che se ne va: "Io sono cresciuta all’interno del ristorante, così anche le mie figlie. Per questo ci piacerebbe tantissimo che qualcuno, con alle spalle una professionalità nell’ambiente, volesse prendere in mano la nostra trattoria. Siamo disposti anche ad affiancarlo per un periodo, ad insegnargli i trucchi del mestiere, ricette comprese. Noi siamo qui – conclude Roberta – basta suonare il campanello".