Nonni, la marcia in più: "Sempre ’a rapporto’ per aiutare a gestire gli impegni dei nipoti"

Una giornata di festa per coloro che ogni giorno sostengono la famiglia. Laforenza, ricercatore emerito del Cnr, si racconta e guarda al futuro. Nel Comune gli over 65 sono oltre 24mila, in maggioranza sono donne.

Nonni, la marcia in più: "Sempre ’a rapporto’ per aiutare a gestire gli impegni dei nipoti"

Domenico Laforenza insieme ai nipoti, Giulia e Matteo

"Con i miei nipoti parlo del futuro". Così Domenico Laforenza, ricercatore emerito del Cnr, si racconta nel giorno della Festa dei nonni. Oltre a essere un informatico, infatti, Laforenza è anche nonno di Giulia, 14 anni, e di Matteo che di anni ne ha 11. "Prima della pensione, ero preso dai vari impegni professionali e le mie giornate erano sempre molto piene. Adesso sono un po’ più libero e cerco di essere d’aiuto mettendo più spesso il mio tempo a disposizione della famiglia".

In che modo si occupa di loro?

"Come tanti nonni cerco di dare una mano nella gestione dei vari impegni per far sì che la vita familiare scorra più tranquilla: quando serve vengo chiamato ‘a rapporto’ per passare a prenderli a casa ed eventualmente accompagnarli alle varie attività che svolgono nel pomeriggio".

Sente che i suoi hobby o interessi professionali hanno in qualche modo condizionato i suoi nipoti?

"Quasi per nulla in realtà. A livello sportivo io sono appassionato di kayak, ma la mia canoa è monoposto quindi non è mai stato possibile portarli con me. In più, sono convinto che né i genitori né i nonni debbano cercare di convincere figli e nipoti a fare ciò che fanno loro, creando così i propri ‘cloni’. Personalmente, cerco di incoraggiare i miei nipoti a seguire le proprie passioni, com’è giusto che sia".

E quali sono?

"Giulia ama la danza e la musica, suona anche il pianoforte. Matteo, invece, ha una grande passione per il calcio ed è già una giovane leva del Pontedera. In ogni caso, l’esempio di un nonno che si dedica all’attività sportiva può essere un riferimento importante".

Lei è un informatico. Come gestisce, da nonno, l’uso di cellulari e social network?

"Ovviamente l’avvento di smartphone, altri dispositivi elettronici e social non ha caratterizzato la mia vita come quella delle giovani generazioni. Come informatico ho potuto dare a mio figlio e a mia nuora qualche informazione in più, ma ci hanno pensato loro a mettere dei paletti ai figli per limitare l’uso dei cellulari, per esempio contingentando il numero di ore nell’arco della giornata in cui possono utilizzarli".

Quali sono le difficoltà dell’essere nonno oggi?

"In realtà, dal mio punto di vista nessuna. Immagino, però, che in alcuni casi possano essere legate alla disponibilità economica o di tempo. Ci sarà anche, probabilmente, qualcuno che vive male la vita del nonno, ma non è sicuramente il mio caso, e anzi mi dispiace per loro".

Cosa le piace fare nel tempo libero?

"Sono ancora attivo in ambito accademico e continuo a lavorare su quelli che sono stati i miei temi di ricerca. Al momento tengo un corso sull’intelligenza artificiale all’Università di Pisa. Quello che mi interessa, soprattutto, è mettere a disposizione di altri le competenze che ho maturato con l’esperienza".

Stefania Tavella