di Francesca Bianchi
PISA
Ci sono gli adolescenti (e sono tanti) che passano la notte facendo vamping, restano svegli come vampiri fino all’alba condividendo post, messaggi, giocando, guardando video o scrollando lo schermo del proprio smartphone. E chi soffre di vere e proprie crisi di astinenza, bambini compresi. Un fenomeno allarmante per il quale le uniche due armi si chiamano conoscenza ed educazione. Il tema è stato affrontato in una conferenza sul rapporto tra i giovani e le nuove tecnologie organizzata dalla sezione locale dell’Ammi "Donne per la salute". Relatori la dottoressa Rosaria Sommariva, esperta in medicina del sonno e presidente dell’associazione Riaccendi il Sorriso (che ha lanciato su base regionale il progetto pilota "Sconnessi in Salute" per sensibilizzare ad un corretto utilizzo dei dispositivi digitali) e il dottor Andrea Guerri (psicologo, psicoterapeuta, docente di Psicologia Sociale all’Università di Pisa). In sala genitori ed insegnanti, ovvero chi quotidianamente è alle prese con un virtuale che sta occupando sempre più spazio, bruciando letteralmente la vita dei più giovani.
"Un bambino su quattro ha disturbi del sonno, siamo arrivati al punto di parlare di insonnia digitale – spiega la dottoressa Rosaria Sommariva – A livello fisiologico, la causa è la luce blu emessa da tablet e smartphone che distrugge la melatonina che produciamo in modo endogeno". I numeri e le cifre parlano chiaro: a 10 anni il 29,3% manifesta ansia o collera quando non può usare il cellulare, a 14 anni questa percentuale sale a 47,3%. A 14 anni il 72% dei ragazzi tiene il cellulare a portata di mano quando fai compiti, il 27% lo usa a tavola, il 65% lo usa prima di addormentarsi, il 39% lo tiene acceso di notte o sotto il cuscino (abitudine che porta al rischio allucinazioni). "La cosa più drammatica e preoccupante è che il 9% dichiara di non aver piacere a trascorrere tempo con i coetaneo".
E se la luce blu distrugge la m+elatonina, i social provocano una produzione eccessiva di dopamina, "una scarica ad ogni like. E quando viene a mancare scatta la crisi d’astinenza, esattamente come i giochi d’azzardo e la droga". "Genitori, scuola, persone che vivono con i ragazzi quali soluzioni possono mettere in campo?", è questa la domanda a cui ha cercato di rispondere il dottor Andrea Guerri. "Quando si parla di utilizzo scorretto dei dispositivi digitali non possiamo aspettarci che se ne occupi qualcun altro. I rischi sono altissimi perché per l’uso delle tecnologie digitali non c’è una patente come per guidare un’auto. L’età alla quale si accede agli strumenti come smartphone e tablet è sempre più bassa, un bambino di quartaquinta elementare con un proprio cellulare non è più qualcosa di anomalo".
Un problema complesso: "Tra gli adolescenti ogni picco di dopamina provocata dall’uso prolungato dei social provoca fluttuazioni dell’umore e la iperstimolazione mette a repentaglio ogni capacità di riflessione. Per i bambini e ragazzi aumenta di fatto il rischio di risposte impulsive. Gli adolescenti si abituano a vivere in un contesto dove si pensa meno e proprio in quel contesto si sentono potenti". La strada verso il cyberbullismo diventa apertissima. "L’unico strumento è l’educazione, il miglior filtro contro gli effetti negativi delle tecnologie è la testa. Dobbiamo educare e aiutare i ragazzi a proteggersi. I ragazzi imparano per le cose che ci vedono fare. Questo è il punto di partenza".