Antonia Casini
Cronaca

Omicidio Capovani, è ancora emergenza. Aggressioni in crescita

La maggior parte sono verbali. Fenomeno che coinvolge pazienti e parenti. Pronto soccorso e psichiatria i reparti più colpiti, decine di nuovi casi

Omicidio Capovani, è ancora emergenza. Aggressioni in crescita

Pisa, 15 aprile 2025 – Mancano pochi giorni all’anniversario dell’omicidio della psichiatra Barbara Capovani ed è sempre più emergenza aggressioni. Seguendo i dati 2024 dell’Osservatorio regionale rischio aggressioni, che la Toscana prima in Italia ha istituito anticipando le misure nazionali, si sono registrate 2.436 aggressioni: 1847 verbali, 494 fisiche e 95 a danno di strutture. Dati diffusi proprio dalla Regione pochi giorni fa. Il confronto con i due anni precedenti è chiaro: nel 2023 le aggressioni erano state 2.247, mentre nel 2022 erano 1258.

BARBARA-CAPOVANI-LUTTO
Barbara Capovani

Numeri che si riflettono anche a livello locale. 71 sono state lo scorso anno nell’Azienda ospedaliera, 790 nell’Asl Toscana Nord Ovest (che comprende tutti i territori di competenza, non solo quello pisano). I reparti più colpiti sono stati quello di Psichiatria, in particolare quella territoriale diretta proprio dalla dottoressa Capovani, e del Pronto soccorso, dove è avvenuto l’ultimo episodio verso un medico intervenuto per difendere una collega dai parenti di un paziente. Ma i numeri e le storie parlano di un fenomeno che si sta allargando anche ad altre strutture, come accaduto a marzo a un’infermiera del cardiotoracico offesa pesantemente da un paziente.

Il 21 aprile Gianluca Paul Seung, condannato all’ergastolo in primo grado, è già stato fissato l’appello a giugno, massacrò con una sorta di spranga (mai ritrovata) la dottoressa Capovani che poi morì due giorni dopo in ospedale. Proprio a distanza di un anno fu firmato un protocollo in Prefettura fra Asl, Aoup e forze dell’ordine “per la gestione degli interventi urgenti”. Le aziende hanno poi introdotto vigilanza, pulsanti anti aggressione e controlli, ma gli episodi non sono in diminuzione.

La maggior degli ’attacchi’ è verbale, ma questo non significa che non siano violenti, come accaduto negli ultimi due episodi. Il primo ha visto protagonista un’infermiera assalita da un paziente in attesa di una visita cardiologica, che si è lamentato del ritardo ed è poi passato a parole forti (“Sei una s......, un pezzo di m....”). “Per stemperare, ho detto ’manteniamo la calma’ – ci ha raccontato – E sono partite le offese. Non solo a me ma a tutto il personale. Le sue mani volteggiavano e io pensavo: ’Ora mi prende e mi dà una botta’”. Una collega, chiamata da un altro paziente, sollecitato dall’infermiera “perché purtroppo non stava intervenendo nessuno”, aveva capito subito la situazione e aveva distratto l’uomo salvando l’infermiera. L’indifferenza degli altri pazienti è l’aspetto che più colpisce le vittime e forse il maggiore responsabile di questo fenomeno in aumento con decine di nuovi casi ogni anno.

L’ultimissimo, a Pisa, è stato quello del medico del Pronto soccorso, giovedì scorso. Quando i parenti di un paziente hanno minacciato di morte il dottore, strappato estintori dal muro, gettato sedie e brandito aste. L’arrivo della guardia e dei carabinieri ha evitato che ci fossero feriti, ma resta, come sempre più spesso denunciato dal personale sanitario, il clima di paura in cui spesso gli operatori lavorano.