ANTONIA CASINI e ENRICO MATTIA DEL PUNTA
Cronaca

Omicidio di Oratoio, Beni e l’ultima ora di vita. Dal bar a casa, ipotesi inseguimento dei killer

Al setaccio la videosorveglianza anche del locale dove la vittima ha bevuto una birra e fatto un preventivo per il giardino di una villetta. La pista del motorino rubato a Livorno e rinvenuto a Ospedaletto

Pisa, 11 ottobre 2024 – Il tempo è un elemento centrale nella vicenda dell’omicidio di Rezart Arshiaj, il 37enne giardiniere ucciso con cinque colpi di pistola. Tutta la storia è segnata da momenti più o meno precisi. Le campane della chiesa di San Michele Arcangelo suonano le 21, proprio quando diversi testimoni sentono gli spari. Il suono, simile a quello dei petardi, si mescola ai rintocchi. Poco prima di essere ucciso, Arshiaj aveva inviato un messaggio alla moglie: “20 minuti e arrivo a casa”.

Le telecamere di un vicino riprendono i due presunti killer in sella a un motorino, mentre attendono controllando il cellulare davanti alla corte di via Oratoio dove la vittima abitava.

L’orario indicato è pochi minuti dopo le 21 (ma potrebbe esserci una discrepanza, gli orologi degli occhi elettronici spesso non sono precisi). Il percorso che Beni avrebbe seguito per tornare a casa dal bar nel quartiere de I Passi, dove si trovava con un amico per discutere un preventivo, sarebbe durato, secondo il navigatore, tra i 15 e i 17 minuti in auto senza traffico. Infine, le 21.15, orario in cui era prevista la processione per le strade di Oratoio che, però non è mai partita.

Un momento dei rilievi della Scientifica (Foto Del Punta per Valtriani). Nel riquadro, Rezart Arshiaj
Un momento dei rilievi della Scientifica (Foto Del Punta per Valtriani). Nel riquadro, Rezart Arshiaj

La sua ultima ora passata in un bar ai Passi, un quartiere che, secondo le testimonianze frequentava. Un locale dove Rezart Arshiaj (per tutti Beni), il 37enne, ucciso con cinque colpi di pistola calibro 22, sparati da circa un metro di distanza, era andato con un amico, sempre di origine albanese, per fare un preventivo per il giardino di una villetta. Il bar sarebbe l’ultimo posto dove è stato visto Rezart. Un esercizio pubblico dotato di telecamere: gli investigatori hanno passato al setaccio anche quelle immagini per ricostruire i tempi, ma anche per capire se la vittima possa essere stata seguita da quel punto fino all’abitazione in via Oratoio. Un lavoro di orari, incrociati alle immagini e ai messaggi sui cellulari.

Domenica 6 ottobre, Beni, da quanto hanno raccontato i parenti, avrebbe pranzato con i figli al Mc Donald’s, poi sarebbe andato con loro a pulire l’auto e il furgone, proprio il mezzo a bordo del quale viene ucciso. Quindi, in tarda serata si reca per un lavoro nel bar ai Passi. “Lo abbiamo visto qualche volta – spiegano altri esercenti del quartiere – solo pochi giorni fa aveva acquistato delle paste”. “Frequentava questo quartiere”, commenta un altro residente. Nel locale, dopo aver parlato del costo e delle modalità degli interventi con un amico, i due si salutano “in modo sereno”. Secondo l’ultima persona che probabilmente lo ha visto in vita, già sentito dagli investigatori, ci sarebbero stati episodi particolari. “A che ora arrivi? Sto preparando la cena”, le avrebbe scritto la moglie intorno alle 20.30. "Fra 20 minuti arrivo”, la risposta. Dopo poco, Beni sale sul furgone e si avvia verso casa. Tre i percorsi possibili, la cui durata dipende dal traffico, che domenica sera non doveva essere intenso a quell’ora: uno di 15 minuti, per un totale di 8,2 km e che passa da via Paparelli, Cisanello e Ponte delle Bocchette, l’altro di 17 che attraversa via Ferruccio Giovannini, con il terzo avrebbe allungato troppo senza motivo.

Rezart parcheggia nella corte di casa, in via Oratoio al numero 96. Non fa in tempo a spegnere il motore del furgone, perché viene raggiunto da cinque colpi di pistola di piccolo calibro (22) da una distanza molto ravvicinata. Le telecamere dall’altra parte della strada, in quei minuti riprendono due uomini con uno scooter che scrivono sul cellulare. Per gli inquirenti potrebbero essere i killer: hanno il casco. Uno dei due spara, poi ripartono o riparte, la testimone, una componente della banda filartmonica Puccini di Cascina, che si trova sotto il campanile di piazza Garibaldi, in attesa della processione che dovrebbe partire alle 21.15, poi interrotta, vede un uomo «magro» allontanarsi in sella al motorino.

Già, lo scooter, quello rinvenuto subito lunedì, il giorno dopo il delitto, in un campo a Ospedaletto, con tanto di bauletto. Era stato rubato a Livorno un mese prima. Forse in quella zona ci sono altre telecamere ed è possibile vedere chi lo ha rubato materialmente? E come è stato portato a Pisa? C’erano tracce di schiuma di estintore probabilmente usata per eliminare la polvere da sparo. potrebbe dare anche questo mezzo ulteriori risposte.

Ci sono poi i cellulari della vittima, ma anche dei killer ripresi proprio mentre stavano armeggiando con l’iphone. Le celle potrebbero essere individuate e dare altri particolari alla polizia. Messaggi, social, testimoni. E conti correnti, una serie di elementi e indizi da mettere in fila in lunghe e complesse indagini.