ANTONIA CASINI
Cronaca

Giustiziato alla festa di quartiere: gli spari, poi la morte in piazza. È caccia ai killer e al movente

Notte di terrore a Pisa. La domenica trascorsa con i figli e con gli amici. Poi in serata l’agguato a due passi da casa. Si indaga sui trascorsi di Beni Arshiaj, 37 anni, muratore albanese. E in città piomba la paura

Pisa, 8 ottobre 2024 – Carolina si ripara in chiesa: “Mi tremano ancora le gambe...”. C’era anche lei domenica sera quando al suono delle campane si sono aggiunti almeno tre spari che hanno ucciso Rezart Arshiaj, per tutti Beni, il muratore giardiniere 37enne di origine albanese. Proprio nella chiesa di San Michele arcangelo di Oratoio, uno dei quartieri periferici di Pisa ma a pochi chilometri dal centro, si sono rifugiati i parrocchiani che dovevano assistere alla processione per Maria Santissima, Regina del Rosario, e invece sono diventati testimoni di un omicidio. “Rientrate nelle vostre case”, ha detto poco dopo don Massimiliano Garibaldi ai fedeli. Ieri ha scritto una lettera alla comunità per organizzare una preghiera giovedì sera. Lui stesso la definisce “un’esecuzione”. Anche se nessuna ipotesi è esclusa, ma sembra meno probabile la strada passionale o quella della rissa. Potrebbe essere stato un avvertimento finito male.

Chi ha agito ha studiato il percorso, ha atteso che l’uomo tornasse a casa: Beni era stato a pranzo con i bambini e a lavare il furgone con loro, il figlio di 9 anni, che ha visto poi il padre senza vita riverso proprio su quel furgone, e la piccola di 5. Poi si è avvicinato e lo ha freddato da breve distanza con una pistola di piccolo calibro. Uno dei colpi ha raggiunto la mano, forse il 37enne ha cercato di difendersi da quella scarica di proiettili. “Erano in due su un motorino”, ha dichiarato qualcuno e in effetti la polizia ha già ritrovato uno scooter non lontano dal luogo del delitto: potrebbe essere quello utilizzato dal killer. Ora gli investigatori dovranno ascoltare decine di testimoni, amici, parenti e datori di lavoro per scavare nella vita di Beni. Analizzeranno il suo cellulare e i social, ricostruendo le sue ultime ore. Acquisite anche le immagini delle telecamere che si trovano sul percorso e sulla possibile via di fuga. Sarà eseguita l’autopsia. “Aveva avuto screzi con i vicini e qualche tempo fa ha trovato la macchina danneggiata”, ha ricostruito una delle persone già sentite. Liti che appaiono però “normali”.

Servirà tempo alla squadra mobile di Pisa per capire la pista giusta e il movente. Anche perché né lui né la sua famiglia, giunta da varie parti d’Italia e del mondo per stare vicina alla moglie e ai bimbi, hanno precedenti. La donna, che Rezart ha conosciuto a scuola, dopo un malore, è sotto choc e non ha parlato con i giornalisti. Lo ha fatto il fratello, Dorian Atsiot, che ha guidato tutta la notte per arrivare dalla Germania e stare “con i nipoti”. “Cosa è successo? Solo Dio può dirlo”. “Non aveva nemici – aggiunge un suo amico d’infanzia – Era tranquillo, bravo”. In tanti si sono radunati davanti alla casa gialla, nel giardino, dove solo poche ore prima c’è stato il massacro.

Il giorno dopo, grigio e carico di dolore, nel quartiere c’è poca voglia di parlare. Si pensa a organizzare un corteo, ma è presto. Cinzia Massai però racconta che senza la caserma dei carabinieri, chiusa anni fa, “siamo sotto assedio e la sera ci chiudiamo in casa”. “Un atto che non ha precedenti nella storia della città”, afferma il consigliere del Pd, Marco Biondi. Mentre il sindaco Michele Conti ha invitato tutti ad aspettare. “Prima di parlare di situazione fuori controllo, invito i consiglieri di minoranza e maggioranza ad attendere e capire cosa è successo”.

Sui social le tesi si moltiplicano. Chi associa il fatto a un allarme (poi rivelatosi falso) su una sparatoria a Cascina di sabato, chi alle vicende di giugno, quando un giovane albanese fu raggiunto da colpi di pistola all’anca, a un braccio e a una coscia, ma anche ad arresti per droga. Per ora solo teorie e nessuna conferma. Tanti i commenti razzisti: “Finché si ammazzano fra di loro...”. “Frasi fuori luogo, un giovane è stato ucciso”, ribatte Destemona Nasi, membro del consiglio della comunità albanese a Pisa. “Chiederemo al Signore che non ci faccia rassegnare alla chiusura, alla diffidenza e alla violenza, che doni serenità”, le parole di don Massimiliano rivolte a tutti “credenti e non”.