Da tempo, ormai, si registra un allarmante aumento delle aggressioni in ospedale: il bersaglio preferito delle violenze restano gli infermieri e i luoghi più sensibili sono i pronto soccorso, dove avviene circa un terzo degli episodi. A che all’ospedale "Lotti" di Pontedera, nei mesi scorsi, si sono registrati episodi. In particolare a maggio. Ci fu un episodio che gettò nella paura in piena notte il pronto soccorso a causa di un uomo che dava in escandescenze.
Voleva passare avanti alle altre persone – venne ricostruito – che erano in attesa e cominciò a dare di matto minacciando verbalmente il personale medico e infermieristico. Per circa un’ora il pronto soccorso rimase in balìa del giovane – un venticinquenne extracomunitario residente in zona, – fino a quando la pattuglia dei carabinieri della compagnia di Pontedera intervenne e riuscì a convincerlo a calmarsi. La pretesa del giovane straniero di essere sottoposto a prestazioni sanitarie – passando avanti agli altri che erano al pronto soccorso prima di lui – di fatto impedì al personale medico e infermieristico di assicurare all’utenza il servizio sanitario. Fu sl’intervento dei militari dell’Arma a consentire il ripristino delle attività di soccorso nei confronti degli altri utenti e l’identificazione dell’uomo violento – per fortuna solo a parole – che venne bloccato e portato in caserma. e qui informato della denuncia all’autorità giudiziaria. Pochi giorni dopo ci fu il caso di un paziente che colpì un’infermiera che si trovava al bancone di quella che può essere definita l’accettazione del reparto. Era di spalle, senza poter vedere l’uomo che l’ aggrediva con alcuni colpi alla schiena. Dopo questi episodi intervenne anche il Nursind chiedendo maggiori controlli per tutelare gli operatori; perché al pronto soccorso c’è un afflusso che spesso risulta complicato gestire.
Del resto il problema aggressioni in ospedale è a livello nazionale e le aggressioni a medici e sanitari in Italia sono anche la spia di una malattia diffusa. Secondo le ultime rilevazioni dall’ 1 al 31 di agosto di quest’anno non c’è stato un solo giorno in cui un medico o un infermiere, nell’80% dei casi una donna, abbia subito una violenza fisica, nella maggior parte dei casi da un paziente o da un parente di quest’ultimo.
Carlo Baroni