REDAZIONE PISA

Falsificavano opere di Modigliani e Banksy: bloccato giro illegale con laboratori in Toscana

Le indagini della procura di Pisa su un commercio internazionale. Tantissime sarebbero le imitazioni di quadri di primissimo piano. Una fitta rete europea che avrebbe abuto l’Italia come una delle basi

Pisa, 11 novembre 2024 – Opere d’arte contemporanee ma completamente false. Per un maxi giro illegale internazionale. Con laboratori anche in Toscana, in particolare a Lucca e Pistoia. Questi alcuni dei risultati dell’indagine della procura di Pisa, che ha lavorato a lungo fino al sequestro di 2100 quadri e sculture che se immesse sul mercato avrebbero portato a un danno economico superiore ai 200 milioni di euro. Trentotto gli indagati. 

L'operazione, denominata "Cariatide" (nome tratto dal dipinto attribuito ad Amedeo Modigliani) ha permesso di recuperare opere false che rimandano a nomi di artisti di fama internazionale, tra i quali: Amedeo Modigliani, Andy Warhol, Banksy (lo street art inglese è risultato tra i più falsificati), Pablo Picasso, Joan Mirò, Arman, Francis Bacon, Wassily Kandisky, Gustav Klimt e molti altri. 

Il recupero, ha spiegato il procuratore di Pisa, Teresa Angela Camelio, nel corso di una conferenza stampa, è il risultato di numerosi sequestri effettuati in Italia, Spagna e Belgio. In particolare, le operazioni investigative hanno avuto inizio nel marzo 2023 con il sequestro (delegato dal pubblico ministero) da parte dei Carabinieri del Nucleo Tpc di Roma ad un imprenditore pisano di circa 200 opere d'arte contemporanea risultate contraffatte, tra cui un dipinto raffigurante "Cariatide" dell'artista Modigliani.

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Un autoritratto di Amedeo Modigliani. L'artista livornese era uno di quelli che sarebbero stati imitati con opere false immesse nel commercio poi scoperto dalla procura di Pisa

A seguito di questo sequestro gli investigatori dell'Arma Tpc hanno avviato ulteriori accertamenti, tra cui il monitoraggio delle piattaforme di e-commerce delle più importanti case d'asta, al fine di stabilire se altre opere dello stesso genere fossero state offerte per la vendita al pubblico e di accertare quali fossero i nominativi dei soggetti che fornivano tali manufatti artistici. Nella seconda fase delle indagini si è potuto accertare che sul mercato erano presenti altrettante opere, poste in vendita da varie case d'asta localizzate in Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia, Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia.

Due presunti falsari, ovvero coloro che materialmente producevano l’imitazione delle opere, sono stati scoperti a Lucca e Pistoia. Avevano dei laboratori per la produzione. 

"La ricostruzione della filiera dei falsificatori - ha precisato il procuratore Camelio - ha permesso di accertare l'esistenza di una fitta rete europea, creatasi tra Spagna, Francia e Belgio, composta da soggetti dediti a tali lavorazioni i quali, una volta prodotto l'oggetto d'arte falso, provvedevano ad accordarsi con diverse case d'asta italiane, alcune delle quali compiacenti per la successiva pubblicazione alla vendita”.

Le attività condotte in Europa hanno permesso dì individuare ulteriori tre laboratori del falso con il successivo sequestro di 1.000 opere di imitazione di arte contemporanea, con oltre 450 certificati di autenticità e 50 timbri tutti falsi.

L'operazione ha anche, complessivamente, permesso di sottrarre dal mercato dell'arte opere che, se non fossero state tempestivamente individuate e bloccate, avrebbero potuto essere successivamente immesse sul mercato con quotazioni vicine a quelle dei lavori originali degli artisti.

I consulenti della Procura della Repubblica di Pisa, oltre a certificare la non originalità delle opere in sequestro, hanno stimato che le stesse, qualora vendute, avrebbero provocato un danno economico di circa 200 milioni di euro, eventualità che avrebbe sicuramente modificato in modo significativo il mercato d'asta. L'indagine, ha concluso Camelio, può essere considerata secondo gli esperti dell'archivio Bansky, che hanno prestato la loro consulenza senza oneri per la Procura, la più grande opera di tutela di Bansky.