Pisa, 4 febbraio 2025 – Oss di professione, tassista degli spacciatori come secondo lavoro. La protagonista della vicenda è una donna di 42 anni, operatrice sociosanitaria presso un ente pubblico, specializzata nell’attività di autista di persone poco raccomandabili nelle ore di lavoro. Questo comportamento ha portato la donna, ormai licenziata, all’accusa di truffa aggravata e traffico di stupefacenti.
Misure restrittive imposte dal Gip
L'intervento delle forze dell'ordine, risalente agli ultimi giorni, ha prodotto una misura restrittiva di obbligo di dimora, sancita dal Gip su spinta della Procura, impedendo alla 42enne di allontanarsi dalla propria abitazione in precise fasce orarie. Gli accertamenti hanno avuto origine nell'aprile dell'anno passato, quando la Squadra Antinarcotici della Questura pisana ha appurato che la donna era solita spostarsi in auto con un pregiudicato di origini straniere, già precedentemente attenzionato dalle forze dell'ordine.
Ruolo attivo nell'attività illecita
L'indagine ha portato alla luce il ruolo attivo della donna, impiegata come operatrice sociosanitaria, che, invece di dedicarsi ai suoi compiti ospedalieri, trascorreva il tempo trasportando noti spacciatori in auto, spesso verso zone boschive come Avane e Filettole, al confine con Lucca, notoriamente frequentate da acquirenti di droga. Dopo vari appostamenti e operazioni di controllo, è stato chiarito il suo modus operandi, che prevedeva il ritorno in loco a sera per riportare i malviventi a Pisa dopo la conclusione delle loro attività illecite.
Conclusione dell'indagine e provvedimenti
La complessa indagine, guidata dalla Procura e proseguita per diverso tempo, ha prodotto tre arresti in flagranza di reato e la confisca di 427 grammi di eroina complessivi.
Le operazioni investigative hanno coinvolto ulteriori sette individui, segnalati per detenzione e vendita di droghe, all'autorità competente. Al concludersi degli accertamenti, è stata messa in atto nei confronti della quarantenne la misura di restrizione della libertà presso il suo domicilio, con divieti di movimento in fasce orarie specifiche, a seguito di una perquisizione che ha fornito ulteriori prove corroboranti le accuse. Questo scandalo ha definitivamente portato alla cessazione del rapporto lavorativo della donna con la struttura sanitaria dove era impiegata.