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Ostetricia e ginecologia Eccellenze e criticità "Oltre 700 pazienti in attesa di intervento"

Il professor Tommaso Simoncini: "Anche un anno e mezzo di anticamera per patologie che, pur non urgenti, compromettono la qualità della vita di molte donne. Mancano anestesisti, infermieri e posti letto".

Ostetricia e ginecologia Eccellenze e criticità "Oltre 700 pazienti in attesa di intervento"

La sanità pisana in chiaroscuro. Da una parte l’eccellenza da sempre riconosciuta alle strutture ospedaliere cittadine, dall’altra il punto dolente delle liste d’attesa chirurgiche: per un intervento che non ha le caratteristiche dell’urgenza, ma che spesso rende invalidante la vita quotidiana, si può aspettare anche oltre un anno. Ne abbiamo parlato con il professor Tommaso Simoncini, direttore dell’Uo ostetricia e ginecologia I, che fa un quadro realistico della situazione, ma prospetta anche soluzioni e speranze di miglioramento per un prossimo futuro.

Qual è la situazione delle liste d’attesa chirurgiche, professore?

"In ambito ginecologico, a differenza di altre branche della medicina, le patologie che non mettono a rischio la sopravvivenza e quindi non richiedono un intervento immediato sono la maggioranza. Prima del Covid avevamo liste di 300 pazienti in attesa di operazione, ad oggi arriviamo a 700. Si può attendere un anno e mezzo, per patologie che inficiano gravemente la qualità della vita delle pazienti, anche se non la mettono a rischio".

E le urgenze?

"Fortunatamente riusciamo a smaltirle entro circa 30 giorni, tempo massimo di attesa in questi casi".

Da cosa deriva questa difficoltà?

"Dalla situazione ormai cronica di grave carenza di personale, infermieri, anestesisti, dal dimezzamento dei posti letto disponibili. Un quadro che fa capo alle problematiche regionali, relative all’incertezza della chiusura di bilancio, per cui molti infermieri per esempio hanno visto l’interruzione dei contratti interinali".

Pisa è in prima linea come centro chirurgico in Toscana e a livello nazionale: le richieste di interventi sono molte anche per questo?

"Sì, ed è un vero peccato avere un potenziale così alto e non riuscire poi ad operare. Siamo anche punto di riferimento internazionale per le patologie del pavimento pelvico, e queste limitazioni purtroppo penalizzano anche la produttività scientifica". Cosa si può fare?

"Ho interpellato la direzione sanitaria per avere un supporto nella soluzione di questa situazione, e attendo un segnale che ci porti a percorrere strade migliori in futuro, anche se obiettivamente le problematiche che la dirigenza si trova ad affrontare sono molte e gravose in questo periodo, ma ho fiducia".

E nel frattempo?

"Abbiamo cercato di ottimizzare modalità di intervento e relativi tempi di degenza potenziando al massimo la chirurgia mininvasiva. Gli interventi in laparoscopia, per i quali siamo al top della performance, permettono di avere un post operatorio meno doloroso e lungo, portano vantaggi in termini di tempi di degenza in ospedale e di benessere delle pazienti. Ottimi risultati in questo senso ce li dà la nuova chirurgia Vnotes, di cui siamo pionieri: una tecnica innovativa che permette di effettuare interventi effettuando l’accesso tramite la vagina, senza praticare tagli e quindi senza lasciare cicatrici. Con altri ginecologi chirurghi della Toscana abbiamo anche attivato un percorso di formazione dedicato a giovani ginecologi che hanno interesse ad apprendere queste nuove modalità di intervento, il progetto si chiama Miss Gyn. Il 23 settembre prossimo partirà la seconda edizione, che porterà i partecipanti ad apprendere le modalità di intervento direttamente nelle sale operatorie, per essere formati sulle tecniche chirurgiche di base".

Alessandra Alderigi