REDAZIONE PISA

Covid, lo sfogo del primario: "Mancano posti letto in terapia intensiva"

Paolo Malacarne, primario del reparto di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale Cisanello di Pisa, denuncia le difficoltà in questa fase di recrudescenza del virus

Paolo Malacarne, primario del reparto di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale Cisanello

Pisa, 8 novembre 2020 - "Mancano i posti letto intensivi e sub-intensivi per i malati covid? Purtroppo si'", lo sfogo è di Paolo Malacarne, primario del reparto di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale Cisanello di Pisa che chiede ai responsabili della sanita' locale e regionale: "E' tempo di cambiare rapidamente rotta, e decidere coinvolgendo in queste decisioni chi ha esperienza di questi malati e ha certamente buone idee e soluzioni da proporre".

Il medico ha affidato questa mattina a Facebook la sua denuncia: "Come era facilmente prevedibile e previsto, almeno da parte di chi giorno e notte ha lavorato e lavora con i malati covid e ha il polso della situazione, dopo la carenza dei posti letto ordinari e' arrivata la carenza dei posti letto intensivi e sub-intensivi".

"La percentuale di malati gravi di questa recrudescenza appare minore rispetto a quella di marzo-maggio, ma aumentando il numero totale dei malati, si sapeva che si sarebbe arrivati ad un aumento dei malati intensivi e sub-intensivi, per capirci, quelli col "casco" o quelli intubati". Malacarne racconta: "Nelle ultime 48 ore ho fatto consulenza, tra gli altri, a 4 malati che sono rimasti in pronto soccorso nel mio ospedale infilati nel famoso "casco da CPAP" per almeno 24 ore prima di trovare un posto letto intensivo-sub-intensivo. I cittadini di Pisa e zone limitrofe dovrebbero non finire mai di ringraziare chi al P.S., medici, infermieri, oss e personale addetto alla sanificazione, li assiste come se fossero gia' ricoverati in un letto che pero' non c'e'. Nelle ultime 48 ore a Pisa abbiamo viaggiato costantemente con 0 ("nessuno) o 1 letto intensivo-sub-intensivo libero o liberabile sui 32 disponibili. E domani? E nel resto della nostra Area Vasta, a quanto mi raccontano occasionalmente i miei colleghi rianimatori, la situazione non e' molto diversa". 

A fine maggio, racconta il medico, "i primari di Rianimazione della nostra Area Vasta avevano fornito alle rispettive Direzioni Aziendali un prospetto in cui si specificavano, Ospedale per Ospedale, quali e quanti letti intensivi/sub-intensivi si sarebbero dovuti aprire in caso di recrudescenza pandemica, incrementando progressivamente il numero con la progressiva saturazione (80%) dei letti utilizzati". "Per l'Ospedale di Pisa - ripercorre il primario - prevedevamo di aprire letti intensivi/sub-intensivi covid dapprima a Cisanello fino a 18; successivamente passare a 24 letti a Cisanello e 6 a S. Chiara". "Con amarezza - lamenta Malacarne - devo dire che la nostra proposta, almeno qui a Pisa, e' stata totalmente ignorata da chi nelle scorse settimane ha preso le decisioni relative a dove e quanti posti letto intensivi e sub-intensivi aprire e con quale personale, decisori tra i quali non ho trovato chi ha effettivamente lavorato a contatto con i malati nella fase di marzo-maggio". "Un posto letto intensivo o sub-intensivo salva un malato solo se accanto al monitor e al ventilatore ci sono un medico e un infermiere esperto (cioe' quelli che gia' hanno vissuto l'esperienza Covid di marzo-maggio) o meno esperto ma comunque avvezzo alle pratiche anestesiologiche e affiancato da un esperto - conclude il primario Malacarne -: e' ovvio che all'aumentare della necessita' di posti letto intensivi/sub-intensivi si devono forzatamente ridurre quelle attivita' non di emergenza-urgenza che vedono quotidianamente impegnati quei medici e quegli infermieri esperti o "meno esperti ma comunque avvezzi", cioe' ridurre le attivita' chirurgiche di elezione rinviabili".