Pisa, 27 novembre 2024 – "La situazione degli adolescenti oggi è abbastanza tragica: serve chi possa dare confini da non varcare e momenti di ascolto e libertà. Altrimenti ricercano l’eccesso, e lo trovano in certi modelli negativi sui social. Essere completamente liberi può significare a volte essere persi". Potrebbe essere questa la causa per la quale quasi ogni sabato di novembre piazza Dante si è tinta del sangue di qualche giovane, spesso minorenne, che è stato aggredito e picchiato da qualche coetaneo. Una macabra routine che ha trasformato il principale ritrovo della movida universitaria pisana in una zona rossa, dalla quale il sabato sera è meglio stare alla larga. "Una situazione tragica" la definisce lo psicologo pisano Andrea Roberto Castellani, psicoterapeuta sistemico-relazionale che nel suo studio in via Bargagna di giovani a rischio ne segue molti.
Qual è la sua spiegazione per questi eventi?
"Mancano delle famiglie che sappiano dare confini e regole: rendere un adolescente completamente libero può significare renderlo perso in un mondo difficile, sempre a contatto con strumenti molto potenti e molto pericolosi".
Fa riferimento ai social?
"Sì, un adolescente che non ha confini definiti ricerca l’eccesso e online è sempre più facile trovare dei modelli criminali o eccessivi. Se non c’è un genitore che dia un confine al social, è molto facile che i giovani virino su comportamenti devianti e criminali".
Parla di emulazione?
"Non proprio, un ragazzo che non ha una famiglia abbastanza vede nella società un luogo pieno di nemici e insidie. Per affrontarla cerca quindi risposte da adolescente. Cosa impara? Che il rispetto vuol dire mettere i piedi in testa agli altri".
Quindi la colpa è delle famiglie?
"Le famiglie, ma anche la società civile, devono impartire dei limiti e delle regole chiare per insegnare ai ragazzi come muoversi. Anche se l’aggressione finale non è sempre l’aggressore stesso".
Cosa intende?
"Che tanti eventi ripetuti in vicinanza nello stesso tempo per me sono sintomi di una società che non sta funzionando: non c’è abbastanza educazione e supporto alla famiglia. Non manca il contenimento alla criminalità ma la proattività a una società dove ci si aiuta e ci si rispetta. E spesso le soluzioni della politica mirano a curare il sintomo ma non la causa".
Da psicologo quali sono le sue soluzioni?
"Servono attività, programmi, educazione che curino il vero problema. Va bene rinforzare la sicurezza ma ricordiamoci di ascoltare i giovani e dargli degli spazi per esprimersi".