"La prima volta che ho visto il Giro d’Italia era a Lucca, nell’84. Quell’anno la maglia rosa la vinse Francesco Moser, e tutti dicevano che fosse stato aiutato dall’alto, dall’elicottero che volava basso. Io, nell’eterno duello, tifavo per Saronni. Ci andai con il mio babbo, ero giovanissima e correvo già nella categoria dei piccoli". Emozioni e ricordi di Fabiana Luperini, la "Pantanina" di Buti, cinque Giri d’Italia (dal 1995 al 1998 e nel 2008), tre Tour de France (dal 1995 al 1997) e un Tour de l’Aude (1998). Il 20 maggio prossimo, il Giro d’Italia 2025 farà tappa a Pisa.
Luperini, che emozione le dà sapere che questa grande corsa arriverà all’ombra della Torre?
"Per noi amanti della bicicletta è un motivo di grande orgoglio. Per me, che ho vissuto il ciclismo come parte fondamentale della mia vita, sarà sicuramente un momento emozionante. Il Giro d’Italia, indipendentemente dall’essere appassionati o meno, cattura l’attenzione di tutti: da chi si affaccia a stendere il bucato ai bambini che potranno vedere i loro idoli. È un evento che mobilita intere comunità: basta vedere come i negozi si colorano di rosa per segnalare il passaggio della corsa. Sono certa che anche Pisa farà lo stesso, tingendosi di rosa per l’occasione".
Una Toscana appassionata di ciclismo?
"Il fatto che il Giro tocchi la Toscana, prima con la partenza del Tour de France da Firenze l’anno scorso e ora con l’arrivo a Pisa, è significativo".
Cosa rappresenta questa gara?
"Per un bambino che sogna in grande, le gare più ambite sono sempre il Mondiale o il Giro d’Italia. Offre qualcosa di unico: la carovana passa durante tutta la giornata, non si tratta di un semplice attimo, ma di un evento che dà l’opportunità di vivere da vicino ogni momento. Per i più piccoli, una cronometro rappresenta qualcosa di ancora più speciale: un passaggio diverso, con un contatto ravvicinato e diretto con i ciclisti".
Lei ne ha vinti cinque di Giri d’Italia femminile, qual è la ricetta per la vittoria?
"Serve innanzitutto una grande dote di resistenza, adatta alle competizioni a tappe. È fondamentale un intenso allenamento invernale e una preparazione mirata nei mesi precedenti. Inoltre, bisogna prestare attenzione ai dettagli: le prove a cronometro, spesso decisive per la classifica, sono tra le più insidiose e pericolose. E poi...".
Che cosa?
"Un altro elemento cruciale è avere una squadra forte e coesa al proprio fianco, oltre a un pizzico di fortuna: in quelle settimane, tutto deve andare per il verso giusto. Il leader deve saper gestire il gruppo, perché anche una tappa apparentemente semplice può rivelarsi determinante per il risultato finale".
Quella di Pisa sarà una tappa a cronometro? Che tipo di corsa sarà?
"Sarà una tappa da temere. Chi vorrà vincere dovrà studiarla, prepararla con cura e affrontarla al meglio. Anche se l’altimetria non è particolarmente difficile, dovrà essere affrontata con grande attenzione da chi punta alla vittoria. In queste situazioni, guadagnare o perdere due o tre minuti può fare la differenza".