CARLO BARONI
Cronaca

Pedopornografia: arresti e sequestri. Perquisizioni anche a Pisa e provincia

La gran parte degli indagati faceva ricorso – da quanto abbiamo appreso – a sofisticati sistemi di crittografia e all’archiviazione...

L’operazione della Polizia di Stato in 56 città ha toccato anche Pisa e provincia, su delega della Procura di Catania

L’operazione della Polizia di Stato in 56 città ha toccato anche Pisa e provincia, su delega della Procura di Catania

La gran parte degli indagati faceva ricorso – da quanto abbiamo appreso – a sofisticati sistemi di crittografia e all’archiviazione in cloud per occultare il materiale illecito, rendendo estremamente complessa la sua individuazione. L’elevata specializzazione degli investigatori della Polizia postale e l’impiego di avanzate apparecchiature di digital forensic, hanno consentito di ricostruire i percorsi digitali, decrittando dati protetti e rinvenendo prove ritenute fondamentali per l’accertamento dei reati. L’operazione della Polizia di Stato in 56 città è arrivata anche a Pisa, su delega della Procura di Catania. Complessivamente in Italia sono stati eseguiti 34 arresti (maschi e d’età compresa tra 21 e 59 anni) per sfruttamento sessuale dei minori online. Gli indagati detenevano ingente materiale pedopornografico e decine di migliaia di file illegali. L’operazione è stata condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Catania, con la collaborazione del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online della Polizia postale. Due degli arrestati, oltre a detenere migliaia di file pedopornografici, avevano immagini e video autoprodotti con abusi sessuali su minori, vittime che sono state già identificate dagli operatori di Polizia. L’indagine, attraverso un’attività sotto copertura su una piattaforma di messaggistica istantanea, ha consentito agli inquirenti di individuare diversi gruppi dediti allo scambio di materiale pornografico minorile, con bambini abusati in età infantile ed episodi di zooerastia con vittime minori. L’identificazione degli utenti, che attivamente scambiavano immagini e video di pornografia minorile, ha richiesto un lungo lavoro, anche con approfondimenti investigativi all’estero.

C. B.