"I tre euro li bruciamo perché sono offensivi e il nostro destino è da fame". Così, va in scena il "rogo simbolico" architettato da Usb-Pensionati ed in supporto alle Usb, da Potere al Popolo. La protesta si è tenuta davanti l’ufficio centrale di Poste italiane in vista dello sciopero del 13 dicembre e "la miccia", è stato "il ridicolo aumento delle pensioni pari a 3 euro che scende a 1.80 euro al mese per le minime". Fabrizia Casalini di Usb-Pensionati dice: "Ridicolo, vergognoso ci portano alla fame. Bruciamo simbolicamente questi tre euro diventati 1.80. Abbiamo le pensioni più basse d’Europa con la tassazione più alta che è in media del 35% contro i redditi di capitale che vanno al 12.5%". Salamone Tancredi di Potere al Popolo, 29 anni, è un precario della ricerca: "Si trovano i soldi per qualsiasi armamento, caserma che sia a Pisa o sparsa in Italia ma non si trovano soldi per una pensione dignitosa per chi ha lavorato una vita e per chi come me, la pensione non la vedrà mai". Le Usb fanno presente che "4.142.774 sono le prestazioni assistenziali con un assegno (pensione) sociale pari a 534,41 euro mentre 2.259.766 sono le pensioni integrate al minimo. Tale situazione rende evidente che il lavoro povero, ovvero basse retribuzioni e precarietà, non condizionano solo il presente, ma determinano una situazione futura ancora più grave al momento della uscita dal lavoro e il dibattito sulle pensioni non può più prescindere dall’affrontare il tema dell’importo. Usb pensionati aderisce allo sciopero generale e generalizzato indetto dalla Confederazione USB per il 13 dicembre rivendica una pensione base a 1.000 euro; tassazione delle pensioni al 12% secondo la media Ue; modifica del calcolo della pensione con cancellazione del contributivo; no ai Fondi Pensione e il furto del Trattamento di fine rapporto; abbattimento delle liste di attesa e assistenza sanitaria domiciliare con percorsi agevolati per gli anziani in un sistema sanitario pubblico gratuito nel rispetto del dettato costituzionale; diritto ad un’abitazione dignitosa.
Carlo Venturini