REDAZIONE PISA

"Perdere il senso sacro della vita fa diventare la morte una soluzione"

La riflessione di monsignor Benotto: "Questa cultura ci rende sempre più indifferenti a stragi e violenze"

di Giovanni Paolo Benotto*

La cultura della morte che stiamo vivendo, ci rende sempre più indifferenti riguardo alle guerre, alle stragi e alle violenze di ogni genere che insanguinano i rapporti interpersonali, sociali e internazionali. Gli avvenimenti di cui tutti siamo testimoni sono prova evidente che si è perso in maniera tragica il senso e il valore della vita; infatti non di rado, sembra quasi che la morte di qualcuno sia uno dei modi da utilizzare per "risolvere" i problemi che inevitabilmente dobbiamo affrontare. Gli esempi sono numerosi sia per quanto riguarda l’inizio della vita, così come per il fine vita: l’aborto è diventato un "diritto" di libertà, così come potrà diventarlo anche l’eutanasia; come sta diventando una "normalità" perversa l’uccisione di donne, con il rischio che la peste del disprezzo della vita si allarghi sempre di più con l’indifferenza nei confronti di chi annega nel mare o di chi muore di freddo o di fame o vittima delle violenze che connotano lo stile di azione di non pochi governanti in molte parti del mondo contro i credenti, e i cristiani in particolare. È chiarissimo che la perdita del valore sacro della vita porta necessariamente a dare spazio sempre più ampio alla cultura della morte con i suoi frutti amari e velenosi. Se la morte, con ogni evidenza, è su questa terra il punto d’arrivo di ogni percorso umano, è pur vero che se la prospettiva dell’essere umano è solo quella di morire e di finire nel nulla, allora è logico che la morte possa apparire come soluzione possibile nei problemi più intricati. Non è così per chi crede in Cristo Gesù. Il cristiano è colui che accetta il limite della propria umanità, ma che sa dare senso e significato ad ogni momento del proprio percorso terreno come preparazione e preludio per l’incontro con il Signore nel suo Regno eterno. Gesù ha fatto di tutta la sua vita un dono a testimonianza del dono d’amore del Padre celeste per tutta l’umanità e per ogni uomo e ogni donna nella loro preziosa singolarità. Tutta la vita e la vita di ognuno è dono d’amore a cui siamo chiamati a rispondere nell’amore, anche quando questa risposta comportasse il dono stesso della nostra vita. E proprio perché ogni persona umana riceve il dono della vita da Dio, questo dono non termina con la morte fisica, bensì continua per sempre nel mistero dell’eternità. La garanzia per tutto ciò è Cristo Gesù, morto e risorto: il Signore della vita, il Vivente per sempre, grazie al quale tutti abbiamo la speranza certa di poter vivere per sempre. Pasqua è vittoria della gratuità dell’amore di Dio sull’odio e sulla cattiveria, è vittoria della vita sulla morte. E’ sconfitta del male e del peccato che è all’origine della morte stessa. E’ annuncio e inizio della vita senza fine nella gioia dell’amore eterno di Dio. Auguro a tutti questa pienezza d’amore, invocando dal Padre celeste per ciascuno, nessuno escluso, la carezza della tenerezza di Dio.

*Arcivescovo di Pisa