Mario Ferrari
Cronaca

Pfas nell’acqua potabile. L’allarme di Greenpeace dopo i campionamenti: "Contaminate anche a Pisa"

I risultati della campagna lanciata dall’organizzazione ambientalista su 235 Comuni italiani: a San Giuliano Terme e Pontedera i valori più alti. Il responsabile Ungherese: "Problema serio che deve essere affrontato". .

I risultati della campagna lanciata dall’organizzazione ambientalista su 235 Comuni italiani: a San Giuliano Terme e Pontedera i valori più alti. Il responsabile Ungherese: "Problema serio che deve essere affrontato". .

I risultati della campagna lanciata dall’organizzazione ambientalista su 235 Comuni italiani: a San Giuliano Terme e Pontedera i valori più alti. Il responsabile Ungherese: "Problema serio che deve essere affrontato". .

Pisa, 23 gennaio 2025 – "Le acque potabili di Pisa sono in parte contaminate da sostanze cancerogene". È l’allarme che arriva da Greenpeace Italia, che ieri mattina ha fornito i risultati della campagna "Acque senza veleni", che ha realizzato 260 campionamenti dell’acqua potabile in 235 comuni italiani di tutte le Regioni alla ricerca di sostanze inquinanti "Pfas" e che ha registrato esito positivo nel 79% dei casi. E purtroppo Pisa non fa eccezione. "Le Pfas - scrive Greenpeace - sono scarti delle aziende manifatturiere come la carta, il tessile ma soprattutto il cuoio e la pelle, molto comuni in provincia di Pisa. Queste sostanze possono depositarsi negli scarichi dei distretti industriali, finendo poi nei fiumi. Una volta dispersi nell’ambiente, i Pfas si degradano in tempi lunghissimi (sono definiti ‘inquinanti eterni’) e possono inquinare fonti d’acqua, aria e coltivazioni e arrivare nel nostro corpo, con gravi rischi per la salute". Alcune di queste sostanze infatti, come il Pfoa, sono state classificate come cancerogene. E l’esposizione a diverse molecole Pfas può causare "problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità".

La ricerca di Greenpeace ha dimostrato che nelle acque dell’intera provincia di Pisa "è stata registrata la presenza di queste sostanze", anche se in quantità inferiori rispetto alle normative. Dai tre campionamenti nella provincia è emerso che la città di Pisa ha una concentrazione di Pfoa di 1,6 nanogrammi per litro (ng/l), va peggio a Pontedera dove le sostanze inquinanti sono il 10,1 ng/l, ma la maglia nera se l’aggiudica San Giuliano Terme che ha 10,8 ng/l (di cui 4,8 pfoa). Risultati che pongono la città della Vespa e il centro termale ad alti livelli della classifica regionale dei comuni più contaminati: Pontedera è undicesima, San Giuliano è addirittura in settima posizione, Pisa al ventiduesimo posto. Dei 31 campionamenti in Toscana, ben 25 hanno dato esito positivo - non sono emerse contaminazioni a Grosseto, Siena, Aulla e Poggio a Caiano - e la palma del peggiore è andata ad Arezzo, con una concentrazione di Pfas di 104,3 ng/l. Segue Lucca con 22,7 ng/l, Montale (Pistoia) con 18,8 ng/l, fuori dal podio si colloca Prato che ha 16,6 ng/l, Viareggio con 13 ng/l, sesta invece Massa con 10,8 ng/l.

"Per quel che riguarda la Toscana - avverte Giuseppe Ungherese (nella foto), responsabile della campagna ‘Acque senza veleni’ - c’è una contaminazione diffusa ed è un problema serio che va affrontato. All’inizio del 2026 entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi che sono però stati superati dalle più recenti evidenze scientifiche (come quelle diffuse dall’Efsa) tant’è che recentemente l’Agenzia europea per l’ambiente ha dichiarato che i limiti in via di adozione ‘rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana’. Diversi Paesi stanno abbassando la soglia di questo limite ma purtroppo l’Italia non è tra loro. Il nostro governo è del tutto assente sul tema - conclude Ungherese -: bisogna guidare la produzione industriale verso il disuso di queste sostanze".