
Piazza dei Miracoli: "La grande bellezza è messaggio di pace"
"La Piazza dei Miracoli fu concepita come un messaggio di pace permanente. Una scelta concettuale, non solo di progetto architettonico. La Torre ne è il segno principale". Piero Pierotti, già docente di Storia dell’architettura medievale all’Università di Pisa, propone una nuova interpretazione della Piazza nell’ultimo suo libro appena pubblicato da Pacini Editore e il cui titolo è già di per sé definitivo: ‘I veri miracoli della Piazza dei Miracoli’ . Tra i ‘miracoli’ segnalati da Pierotti, anche la ‘asismicità del Campanile pendente’: "La Torre è asismica - afferma -. Ne è prova credibile, oltre alla sua struttura, il terremoto distruttivo del 14 agosto 1846 che non le arrecò il minimo danno".
Nel volume (216 pagine con 60 immagini), Pierotti mette insieme più di mezzo secolo di suoi studi, analisi e ipotesi.
Professore, perché secondo lei Piazza e Torre sarebbero simboli di pace?
"Per la presenza di loggette praticabili. Sui monumenti della piazza, il sistema di queste loggette è realizzato con 338 colonnine, un numero impressionante. Le loggette avevano un loro senso etico, non era un arredo futile. Le bucature continue della muratura, resa percorribile dall’esterno, creano una sorta di grande abbraccio pubblico: un messaggio insistito di pace, ostentato, tutt’oggi avvertibile. E la Torre ne è l’esempio più icastico".
Tra i ‘veri miracoli’ che descrive, interessante è il rapporto con i modelli greci e il primato su Fibonacci.
"La Cattedrale e il suo prato (il témenos) furono modellati sullo schema di un tempio greco: uno dei tanti che i pisani incontravano navigando. Il témenos nasce prima della piazza e su questo spazio si dimensiona il costruito. L’intera Piazza, poi, con i suoi edifici ha come modulo geometrico la sezione aurea anticipando di due secoli Fibonacci".
A proposito di sezioni e numeri, perché ritiene che la Piazza sia un modello matematico?
"Architetti, mercanti, naviganti usavano le stesse regole numeriche e si intendevano facilmente fra loro. Noi abbiamo invece qualche difficoltà a capire perché il calcolo ordinario si esprimeva con frazioni, cioè frazioni egizie, e non con decimali. Se non ci adeguiamo a questi metodi di calcolo abbiamo problemi a ricostruire i progetti delle architetture, che erano numerici e non disegnati in scala. 60 è il minimo comune multiplo della Piazza. Questo numero rende compatibile il calcolo del tempo con quello dello spazio. Risale a conoscenze mesopotamiche (assiri, babilonesi…) ma è anche quello dei nostri orologi analogici. Ha origine dal principio che il raggio si riporta esattamente sei volte sulla circonferenza".
Parliamo della Torre. Lei continua a confutare l’ipotesi di Bonanno suo primo autore nonostante fonti letterarie e recenti riletture epigrafiche.
"Bonanno non fu l’autore del progetto della Torre. L’equivoco nacque da una lettura impropria da Giorgio Vasari poi ripetuta acriticamente. Il magister dell’Opera di Santa Maria Maggiore cui furono affidati i lavori della Torre il 5 gennaio 1172 si chiamava Marignano. Questo nome è certo: abbiamo un atto notarile. Il progetto numerico si può ricostruire sull’edificio finito ed è perfetto. Non ci furono errori di fondazione, come suppose Vasari: fu applicato un metodo diverso dalla palificazione, cioè la sedimentazione di un anno".
Eleonora Mancini