
Viaggio indietro di 80 anni, nella città resiliente della ricostruzione dopo la devastazione dei bombardamenti e la liberazione. Quando riaprì la pasticceria Salza e al Verdi si esibì il grande Titta Ruffo.
di Renzo CastelliPISAIl 2 settembre del ‘44 la città era stata liberata ma la normalità era li là da venire, complicata anche dall’Arno che, senza spallette, il 2 novembre aveva esondato fino ad allagare Porta Nuova. Anche se Pisa era stata liberata era pur sempre un Natale di guerra poiché al nord si combatteva ancora. Sotto il profilo abitativo la città aveva perduto, nel corso delle 52 incursioni aeree, 60.045 vani. Al rientro dallo sfollamento le coabitazioni furono centinaia ma per i casi più drammatici si provvide allestendo due campi baraccati: uno accanto al Villaggio Veneto, in area Don Bosco, l’altro al campo sportivo dell’Abetone. Le bombe avevano colpito la Caserma Cittadella, sede del VII Reggimento Artiglieria, ma alcune camerate, pur malconce, erano ancora agibili. Fu là che trovarono alloggio altre quaranta famiglie. Quanti vivevano fra quelle macerie erano chiamati ”quelli del Settimo”. Di tutto il resto non funzionava... niente: né acqua, né luce, né gas. Se il 1945 era ancora un anno di tragedia per le distruzioni e, per molte famiglie, per i lutti ancora freschi, quello fu anche un anno di rinascita. “Il Corriere dell’Arno”, uscito già in marzo, era scrupoloso nel segnalare le ‘conquiste’ quotidiane come il ritorno dell’acqua prima e della luce poi. Prima di Natale a Tramontana riaprì i battenti il grande magazzino PTB (Per Tutte le Borse) e a Mezzogiorno fu un bel messaggio la riapertura della pasticceria Salza, a tre passi dal palazzo che era stato centrato in Borgo Stretto dalle bombe (in seguito quello spazio diventerà Largo Ciro Menotti). Anche il tram tornò a correre sia pure su tre tratte brevi, laddove le bombe avevano risparmiato le rotaie (il trammino riprenderà le sue corse l’11 luglio dell’anno dopo).E lo sport? Il Campo Littorio era stato occupato da un ospedale militare ma già il 28 ottobre del ‘45, in quella che era tornata a essere ‘Arena Garibaldi’, si poté giocare Pisa-Pistoiese, incontro valido per un campionato regionale. I nerazzurri vinsero 2 a 1. In questa città martoriata dall’occupazione nazista e dalle bombe, quel ‘45 fu anche un anno di musica. Proprio così, di musica. Il 15 aprile il teatro Verdi ospitò un concerto di Titta Ruffo e il 22 settembre, al teatro Rossi, andarono in scena la rivista “Laggiù fra le stelle” e un mese dopo fu rappresentata la commedia in vernacolo “Macerie”. In città le truppe americane avevano dato a vita a tanti circoli dove il bughi-bughi (per dirla alla pisana) impazzava fino a notte alta. In via San Martino era nato anche il Circolo Copacabana per le truppe di colore. Già, la truppe di colore. I pisani facevano finta di non vedere il camion che ogni giorno alle 9 del mattino, in piazza Cairoli, caricava una ventina di donne. Destinazione: Tombolo. Erano ‘le okeine’, un nome che si pronunciava però soltanto a mezza bocca perché di quella penosa vicenda i pisani non andavano per niente fieri.